Un pattern che distingue il sogno
da altri stati di coscienza
ROBERTO COLONNA
NOTE
E NOTIZIE - Anno XI – 15 giugno 2013.
Testi pubblicati sul sito
www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind
& Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a
fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta
settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in
corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento rientra negli
oggetti di studio dei soci componenti lo staff
dei recensori della Commissione
Scientifica della Società.
[Tipologia del testo:
RECENSIONE]
La fase del sonno caratterizzata da rapidi movimenti degli occhi (REM, da rapid eye movement) e spesso coincidente con l’esperienza del sogno, è considerata uno stato mentale peculiare e specifico, cui si è conferito l’appellativo di “terzo stato” (third state) della coscienza. Il motivo di tale assunto è principalmente da ricercarsi in evidenze neurofunzionali, e in gran parte elettrofisiologiche, di un livello di attività cerebrale, e corticale in particolare, che può essere accostato a quello della veglia e sicuramente si discosta molto da quello del sonno profondo (NREM). Il dibattito sull’appropriatezza e sull’opportunità dell’accostamento dura da decenni e, se è vero che il grado di attivazione all’elettroencefalogramma (EEG) durante la fase REM è notevole, è pur vero che tutto il resto del corpo è nello stato di quiescenza ipnotica, e che sono assenti le condizioni di collegamento percettivo al mondo esterno, alla base della veglia e della coscienza.
In ogni caso, nel sogno la consapevolezza presenta caratteri radicalmente diversi - tranne l’eccezione di qualche sogno estremamente realistico - da quella che ordinariamente descriviamo come consapevolezza cosciente.
Ma è possibile che esista un aspetto neurofunzionale che ci consenta di distinguere su una base oggettiva lo stato mentale del sonno REM e gli stati di coscienza noti?
Una risposta
affermativa a questa domanda viene da uno studio condotto da Ho Ming Chow e
colleghi (Chow H. M., et al. Rhythmic alternating
patterns of brain activity distinguish rapid eye movement sleep from other
states of consciousness. Nature
Neurosciences [Epub ahead of print doi:10.1038/nn.3415], 2013).
La provenienza degli autori è principalmente
la seguente: Human Motor Control Section, Medical Neurology Branch, NINDS, NIH,
Bethesda, Maryland (USA); Language Section, Voice, Speech and Language Branch,
National Institute on Deafness and Other Communication Disorders, NIH,
Bethesda, Maryland (USA); Section for Advanced MRI, NINDS, NIH, Bethesda,
Maryland (USA); Department of Neuroscience, University of Virginia
Charlottsville, VA (USA); Biofunctional Imaging Research Center, Osaka
University, Osaka (Giappone).
Per caratterizzare elementi spaziali e temporali di questo stato mentale, in un certo senso paradossale, i ricercatori hanno esaminato le interazioni fra varie regioni del cervello, usando i metodi della connettività allo stato di riposo, basati sulla metodica della risonanza magnetica funzionale fMRI.
A supporto dell’opinione che vuole che l’integrità funzionale della rete DMN (default mode network) rifletta “livelli di coscienza”, Ho Ming Chow e colleghi hanno rilevato un disaccoppiamento funzionale di DMN durante il sonno profondo e un recupero dell’accoppiamento funzionale durante il sonno REM, similmente alla veglia. Tuttavia, è stato possibile riconoscere un profilo di attività caratteristico.
A differenza del sonno profondo e della veglia, la fase REM era caratterizzata da una più diffusa e temporalmente dinamica interazione fra due principali sistemi cerebrali: le aree senso-motorie unimodali e le cortecce di associazione di ordine elevato (inclusa la rete DMN), che normalmente regolano la loro attività.
Durante la fase REM, questi due sistemi divengono “anticorrelati” e fluttuano ritmicamente, in periodi reciprocamente alternanti di molti secondi, con una frequenza che va da 0.1 a 0.01 Hz.
Questo pattern spazio-temporale unico suggerisce un modello per il sonno REM che può essere coerente con il suo ruolo nella formazione dei sogni e nel consolidamento della memoria.
L’autore invita alla lettura
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