Prima evidenza diretta della regolazione epigenetica del legame di coppia

 

 

DIANE RICHMOND

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XI – 08 giugno 2013.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento rientra negli oggetti di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

In molte specie di mammiferi non si rileva un rapporto diretto fra rapporti sessuali e legami stabili di coppia e, sebbene in passato si sia ipotizzata l’esistenza nella filogenesi di una gradualità evolutiva verso la specie umana di comportamenti tendenti alla monogamia, l’osservazione ha confutato questa tesi, mostrando una realtà ben più variegata e complessa. Se è vero che i membri di specie meno evolute, come ratti e topi, nei periodi estrali hanno una straordinaria molteplicità di partner sessuali, mentre i gorilla, primati a noi filogeneticamente prossimi, formano graziose famigliole basate su una salda monogamia, è pur vero che gli scimpanzé sono estremamente promiscui e le graziose arvicole americane, o criceti della prateria (Microtus ochrogaster o prairie vole), sono l’esempio più solido e studiato di monogamia animale[1].

Proprio per questa peculiarità, in una specie dal sistema nervoso omologo al nostro ma estremamente più semplice, il prairie vole è diventato l’animale più studiato per la comprensione delle basi neurobiologiche del legame di coppia. In generale, si ritiene che processi simili a quelli che inducono questi animaletti, dopo un rapporto sessuale ad escludere accoppiamenti con qualsiasi altro partner potenziale, possano essere alla base delle spinte affettive monogamiche anche nelle altre specie, inclusa la nostra. Al contrario, la spinta all’accoppiamento infedele, che è tanto diffusa nelle società contemporanee da aver suggerito l’ipotesi antropologica della naturale tendenza dell’uomo alla poligamia, sarebbe indotta dai processi ordinariamente presenti negli altri roditori che, negli esperimenti di laboratorio, fungono spesso da “controllo” per i risultati ottenuti dalle arvicole americane.

Nel Microtus ochrogaster l’accoppiamento induce nella coppia la formazione di un legame durevole, avviato dalla preferenza per un particolare esemplare di sesso opposto della stessa specie. Questo comportamento, studiato da numerosi gruppi di ricerca, risulta essere regolato da numerose vie di segnalazione, fra le quali sembrano avere particolare importanza quelle legate ai neurotrasmettitori peptidici ossitocina e vasopressina e all’amina biogena dopamina.

Hui Wang e colleghi hanno studiato i possibili meccanismi epigenetici che mediano, in questa specie, la regolazione del legame di coppia, ottenendo risultati di notevole rilievo (Wang H., et al. Histone deacetylase inhibitors facilitate partner preference formation in female prairie voles. Nature Neuroscience [Epub ahead of print doi:10.1038/nn.3420], 2013).

La provenienza degli autori è la seguente: Department of Biomedical Sciences, Florida State University Tallahassee, Florida (USA); Program in Neurosciences, Florida State University Tallahassee, Florida (USA); Department of Psychology, Florida State University, Tallahassee, Florida (USA).

Wang e colleghi hanno riscontrato che gli inibitori dell’enzima istone deacetilasi, in particolare il butirrato di sodio e la tricostatina A (TSA), nella femmina del Microtus ochrogaster facilitavano la formazione della preferenza per un partner in assenza di accoppiamento. Questo effetto era associato con una specifica iper-regolazione del recettore dell’ossitocina (OTR, oxtr) e del recettore della vasopressina V1a (V1aR, avpr1a) nei neuroni del nucleo accumbens, mediante un incremento dell’acetilazione istonica in corrispondenza dei loro rispettivi promotori.

La verifica del meccanismo molecolare è stata posta in atto dai ricercatori mediante il blocco dei recettori per vasopressina ed ossitocina sui neuroni del nucleo accumbens. L’esito dell’esperimento ha fornito una chiara conferma: la preferenza per il partner facilitata dal TSA poteva essere prevenuta mediante il blocco di OTR o V1aR dei neuroni dell’accumbens.

Da rilevare, che la preferenza per il partner fisiologicamente indotta dalla modalità naturale dell’accoppiamento, induceva la stessa regolazione epigenetica dei promotori genici di oxtr e di avpr1a, determinata da TSA.

Nel complesso, i risultati emersi da questa sperimentazione, per il cui dettaglio si rinvia alla lettura integrale del testo del lavoro originale, indicano che il TSA e l’accoppiamento facilitano lo sviluppo per la preferenza esclusiva del partner attraverso eventi epigenetici, fornendo la prima diretta evidenza di una regolazione epigenetica del legame di coppia.

 

L’autrice della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza ed invita alla lettura delle recensioni di lavori di argomento connesso che compaiono nelle “Note e Notizie” (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA” del sito).

 

Diane Richmond

BM&L-08 giugno 2013

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



[1] Si suggerisce la lettura delle interessanti recensioni di studi su questo piccolo roditore che sono state pubblicate negli anni nella sezione “Note e Notizie”.