Le basi della comprensione idiomatica

 

 

SIMONE WERNER

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XI – 20 aprile 2013.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento rientra negli oggetti di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

La comprensione dei messaggi verbali che udiamo nelle conversazioni e nelle altre esperienze di ascolto verbale della vita quotidiana, implica l’attivazione dei significati delle parole e la loro integrazione nel contesto della frase. Numerosi studi hanno dimostrato che in tal modo comprendiamo un messaggio di questo tipo: “Prendete il libro di neuroscienze dallo scaffale, apritelo a pagina 150, scegliete la figura 2 e confrontatela con quella che avrete sullo schermo, dopo aver pigiato il tasto «invio»”. Il significato delle singole parole, come si vede, è molto importante, ma sarebbe insufficiente se non fosse integrato da inferenze di contesto che rappresentano una circostanza in cui si è al computer seguendo una lezione di neuroscienze. Le due componenti, cioè il valore semantico del singolo termine e il senso conferito dal contesto, possono avere un’importanza relativa proporzionalmente variabile. Possiamo avere esempi in cui è massimamente importante la prima, come quando ascoltiamo un elenco di cose da comprare, o massimamente importante la seconda, come nel caso del seguente domanda/risposta: “Quanto vino desidera?” “Me ne bastano tre bottiglie”: il senso è completamente diverso se l’ambientazione non è in un negozio ma al tavolo di un ristorante.

Joost Rommers, Ton Dijkstra e Marcel Bastiaansen si sono chiesti se queste routines di processo hanno luogo anche quando sono teoricamente inutili, come nel caso di “espressioni idiomatiche opache”, per le quali il significato letterale delle singole parole non ha alcun rapporto con il senso dell’intera locuzione.

Per cercare di dare risposta a questo interrogativo, i tre ricercatori olandesi hanno condotto uno studio con una metodologia elettrofisiologica che ha consentito loro di indagare in dettaglio l’attività di elaborazione semantica, ottenendo un esito chiaramente definito (Rommers J., et al. Context-dependent Semantic Processing in the Human Brain: Evidence from Idiom Comprehension. Journal of Cognitive Neuroscience 25 (5): 762-776, May, 2013).

La provenienza degli autori è la seguente: Max Plank Institute for Psycholinguistics, Nijmegen (The Netherlands); Radboud University, Nijmegen (The Netherlands).

Nelle prove cui sono stati sottoposti i soggetti volontari, parole prevedibili all’interno di frasi sono state sostituite sia da vocaboli semanticamente collegati che da vocaboli non correlati. Nelle frasi di significato letterale questo produceva contrassegni comportamentali ed elettrofisiologici dell’elaborazione semantica, stabiliti in precedenza:

1) facilitazione semantica nella decisione lessicale;

2) nelle parole semanticamente correlate, rispetto a quelle non correlate, si registrava una ridotta N400;

3) un aumento di potenza nella banda della frequenza gamma, abolito da violazioni semantiche.

Al confronto, lo stesso tipo di manipolazioni prodotte nella prova basata su espressioni idiomatiche, non produceva alcuno di questi effetti. Al contrario, le violazioni semantiche elicitavano una tarda positività nelle frasi idiomatiche. Un altro aspetto di rilievo è che l’energia della banda gamma era più bassa nelle espressioni idiomatiche corrette che nelle frasi corrette da intendersi in senso letterale.

Questo quadro suggerisce che, quando il contesto le rende superflue, l’aspettativa semantica del cervello e le operazioni di integrazione del significato letterale delle singole parole, possono essere, in una certa misura, smorzate o spente. Infine, si può osservare che i risultati di questo studio forniscono supporto ai modelli di comprensione delle espressioni idiomatiche che implicano rappresentazioni idiomatiche unitarie.

 

L’autore invita alla lettura delle recensioni di lavori di argomento connesso che compaiono nelle “Note e Notizie” (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA” del sito).

 

Simone Werner

BM&L-20 aprile 2013

www.brainmindlife.org