Come i dispositivi di ascolto assistito aiutano i dislessici
ROBERTO COLONNA
NOTE
E NOTIZIE - Anno X – 08 dicembre 2012.
Testi pubblicati sul sito
www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind
& Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a
fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta
settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in
corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento rientra negli
oggetti di studio dei soci componenti lo staff
dei recensori della Commissione
Scientifica della Società.
[Tipologia del testo:
RECENSIONE]
Il disturbo dislessico dell’età evolutiva può essere considerato come una manifestazione sintomatica di una più estesa alterazione dello sviluppo. Spesso, i bambini e i ragazzi dislessici, presentano una variabilità, in aspetti sensoriali e cognitivi dell’udito, maggiore di quella dei loro coetanei non affetti da alcun disturbo.
I dispositivi di ascolto assistito impiegati a scuola, in particolare i cosiddetti classroom FM systems, si sono rivelati in grado di ridurre la variabilità dell’elaborazione uditiva mediante un miglioramento della chiarezza acustica e della focalizzazione attentiva.
Jane
Hornickel e colleghi hanno studiato l’impatto di questi dispositivi sulla
fisiologia dell’udito e sulle prestazioni di lettura in bambini dislessici,
ottenendo risultati degni di nota (Hornickel
J., et al. Assistive listening devices drive neuroplasticity in children with
dyslexia. Proceedings of the National Academy
of Science USA [Published online ahead of print
doi:10.1073/pnas.1206628109], 2012).
I ricercatori fanno capo ai seguenti
istituti: Auditory Neuroscience Laboratory, Department of Communication
Sciences and Disorders, and Department of Linguistics, and Neurobiology and
Physiology, Northwestern University (Evanstone, IL, USA); Department of
Otolaryngology, Northwestern University (Chicago, IL, USA).
Jane Hornickel e i suoi collaboratori hanno valutato, nel corso di un anno, l’impatto dell’uso dei sistemi FM per classi scolastiche sui processi della neurofisiologia uditiva e sulle abilità di lettura apprese da scolari affetti da dislessia, messi a confronto con coetanei normodotati.
I rilievi elettrofunzionali hanno consentito di stabilire con certezza che i dispositivi FM per l’ascolto assistito erano in grado di ridurre la variabilità (irregolarità) delle risposte subcorticali al suono. Tale miglioramento era associato ad un concomitante incremento nella consapevolezza fonologica e nella coscienza di lettura.
Un gruppo di controllo corrispondente per tutte le caratteristiche principali del campione, ma privo di membri affetti da disturbi dislessici, impegnato nello stesso programma scolastico con le stesse prove, ma senza l’ausilio di un sistema FM, non ha manifestato alcuno degli effetti neurofunzionali e prestazionali rilevati nei dislessici.
Lo studio dettagliato dei dati registrati, per i quali si rinvia alla lettura del testo del lavoro originale, ha indotto gli autori a desumere che i dispositivi di ascolto assistito possono migliorare la rappresentazione neurale della parola udita e possono influire sulle abilità apprese correlate alla lettura, mediante un miglioramento della discriminazione percettiva e della qualità cognitiva dei processi di focalizzazione dell’attenzione, in tal modo riducendo quella tipica variabilità nell’elaborazione conseguente al difetto e che si suppone costituisca la base patogenetica del disturbo.
L’autore della nota, che invita
alla lettura delle recensioni di lavori di argomento connesso che compaiono
nelle “Note e Notizie” (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA” del
sito), fa presente ai lettori che aveva ricevuto da PNAS USA in anteprima il lavoro, ne aveva già fatto per i soci una
breve recensione, presentandolo insieme con altri lavori di argomento correlato
in un journal club del 29-09-12. .