Una terapia per il deficit cognitivo nella sclerosi multipla  

 

 

NICOLE CARDON

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno X – 01 dicembre 2012.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento rientra negli oggetti di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

All’incirca la metà dei pazienti affetti da sclerosi multipla sperimenta una riduzione di efficienza delle proprie facoltà cognitive o un vero e proprio deficit. Attualmente non esiste una terapia farmacologica per questi sintomi, e si spera nelle capacità cerebrali di compenso e recupero, sollecitate dall’esercizio, e fondate sulla plasticità e sulla neurogenesi. Per poter definire il profilo di un farmaco da impiegare per far fronte a questo problema, sarebbe necessaria una conoscenza dettagliata della sua patogenesi.

Kristen A. Rahn e quattordici colleghi hanno accettato la sfida di provare a definire qualche aspetto molecolare saliente della fisiopatologia della compromissione cognitiva, impiegando l’esame spettroscopico in risonanza magnetica nucleare (MRS, da magnetic resonance spectroscopy). Un interessante risultato ha suggerito l’impiego, nel modello sperimentale dell’encefalomielite autoimmune, di inibitori enzimatici in grado di innalzare i livelli della molecola ridotta nei casi di deficit cognitivo (Chen D. Y., et al., Inhibition of Glutamate Carboxypeptidase II (GCPII) activity as a treatment for cognitive impairment in multiple sclerosis. Proceedings of the National Academy of Science USA [Published online ahead of print doi:10.1073/pnas.1209934109], 2012).

La provenienza degli autori dello studio è la seguente: Department of Psychiatry and Behavioral Sciences, Brain Science Institute, Department of Neurology, Department of Biostatistics and Department of Radiology, Johns Hopkins University, Baltimore, MD (USA).

Nella sclerosi multipla, le lesioni della sostanza bianca del sistema nervoso centrale, che in fase acuta evidenziano perdita di mielina e infiltrati infiammatori con prevalenza di linfociti T, possono verificarsi in qualsiasi area, ma sono prevalentemente localizzate nei territori periventricolari del telencefalo e sub-piali del tronco encefalico e del midollo spinale. La sede cerebrale comporta, nella fase attiva, disturbi della trasmissione e, successivamente, perdita di funzione degli assoni di estesi gruppi di neuroni. L’andamento della malattia, la terapia e una buona risposta del soggetto, che stimola le capacità riparatrici del sistema nervoso, possono a lungo mascherare i difetti cognitivi che, d’altra parte, non costituiscono un sintomo clinicamente caratterizzante, né un elemento rilevante per gli studi sulla patogenesi. Per tali ragioni, la ricerca sulle basi molecolari e cellulari della perdita di efficienza cognitiva nella sclerosi multipla, può considerarsi solo agli inizi.

L’esame spettroscopico associato allo studio mediante risonanza magnetica (MRS) del cervello di pazienti affetti da sclerosi multipla, ha consentito di rilevare variazioni metaboliche nell’ippocampo, che i ricercatori hanno posto in relazione con la prestazione nell’esecuzione di una batteria di test neurocognitivi standardizzati. Il confronto fra volontari affetti da riduzione delle facoltà cognitive e soggetti privi di tale difetto, ha reso evidente che la concentrazione dell’N-acetil-aspartil-glutammato (NAAG) era in stretto rapporto con la neurofisiologia dei processi intellettivi. Più specificamente, le persone portatrici della malattia demielinizzante con difetto cognitivo, presentavano bassi livelli ippocampali di NAAG, mentre coloro che facevano registrare prestazioni denotanti integrità intellettiva avevano livelli più alti della molecola nell’ippocampo.

Su questa base, i ricercatori hanno deciso di testare gli effetti di inibitori della glutammato carbossipeptidasi II (GCPII), noti per essere in grado di determinare aumento dell’NAAG. La sperimentazione è avvenuta verificando gli effetti dell’inibizione enzimatica sulla cognizione di roditori portatori di encefalomielite autoimmune sperimentale o EAE (da experimental autoimmune encephalomyelitis), ossia il principale modello animale della sclerosi multipla umana.

L’esito degli esperimenti è fortemente suggestivo di una efficacia mirata: la somministrazione di inibitori della GCPII non ha prodotto effetti sulle disabilità fisiche dei roditori, ma innalzando notevolmente i livelli dell’NAAG cerebrale, ha determinato un miglioramento delle prestazioni nei compiti di memoria ed apprendimento, straordinariamente evidente nel confronto con i topi del gruppo di controllo che non avevano ricevuto gli inibitori dell’enzima ma solo una sostanza inerte.

Il complesso dei dati emersi da questa sperimentazione, per il cui dettaglio si rinvia al testo del lavoro originale, indica l’N-acetil-aspartil-glutammato (NAAG) quale biomarker specifico della funzione cognitiva nella sclerosi multipla e l’inibizione della GCPII come specifica strategia terapeutica per il recupero dei difetti cognitivi in questa grave malattia demielinizzante.

Naturalmente sarà necessario attendere convincenti conferme di questi dati e, prima che si possa intraprendere la via della sperimentazione farmacologica, sarà necessario verificare ogni possibile conseguenza nei sistemi neuronici cerebrali di una tale inibizione enzimatica.

 

L’autrice della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani e invita alla lettura dei numerosi scritti riguardanti la sclerosi multipla che compaiono nelle “Note e Notizie” di questo sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA” del sito) e che, nel loro insieme, possono costituire un’integrazione aggiornata delle trattazioni manualistiche.

 

Nicole Cardon

BM&L-01 dicembre 2012

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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