Epilessia corticale focale trattata con metodo optogenico 

 

 

NICOLE CARDON

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno X – 10 novembre 2012.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento rientra negli oggetti di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Probabilmente il 50-60% delle forme di epilessia umana ha origine genetica, e una parte di tali sindromi, direttamente causata da geni patogeni, è stata accuratamente indagata nei rapporti fra molecole alterate, quali ad esempio alcuni tipi di canali ionici, e processi patogenetici responsabili delle manifestazioni cliniche. Tuttavia, nella stragrande maggioranza dei casi, e della maggior parte dei meccanismi molecolari, cellulari e sistemici, si conosce ancora poco.

Una rilevante casistica clinica ad eziologia nota, sulla quale si sono basate importanti osservazioni e studi, è quella costituita da una tipologia di epilessie secondarie, ossia quelle generate da un danno corticale circoscritto come quello causato da una ferita penetrante della testa. La sede del danno sembra costituisca una sorta di nidus nella corteccia cerebrale che, a distanza di tempo, porta allo sviluppo di crisi focali ricorrenti. La distanza temporale ha suggerito l’ipotesi secondo cui l’insulto iniziale inneschi un insieme di modificazioni anatomiche e/o funzionali responsabili dell’epilessia cronica focale. L’intervallo silente, generalmente di mesi o di anni, fra il danno traumatico e l’epoca in cui insorgono le crisi ricorrenti, si ritiene costituisca un periodo di variazioni maladattative.

Nella realtà clinica, i danni cerebrocorticali da ictus costituiscono una fonte frequente di focolai epilettici cronici, oltre che una causa importante di disabilità dell’adulto e dell’anziano. Si ritiene che conseguenze maladattative abbiano luogo ordinariamente dalla riorganizzazione locale dei circuiti cerebrali dopo il danno cerebrovascolare. L’epilessia è una conseguenza comune dell’ictus corticale, ma i meccanismi responsabili delle crisi conseguenti alla necrosi del tessuto della corteccia cerebrale non sono noti. Si ritiene che, oltre alla riorganizzazione locale, le connessioni extracorticali di lungo raggio possano essere critiche per il mantenimento dei processi all’origine delle crisi.

Jeanne T. Paz e colleghi hanno accertato che nei ratti, impiegati come modello sperimentale, il talamo, già noto come la sede del fenomeno della generalizzazione secondaria di crisi focali, è richiesto per mantenere le crisi corticali. Il gruppo ha definito l’origine talamica della condizione sperimentalmente riprodotta nei roditori, ed ha tentato con successo un intervento terapeutico basato su una procedura optogenica impiegata sui neuroni del talamo ritenuti responsabili dei processi di “alimentazione cronica” della patogenesi degli attacchi (Paz J. T., et al., Closed-loop optogenetic control of the thalamus as a tool for interruppting seizures after cortical injury. Nature Neuroscience [Published online ahead of print doi:10.1038/nn.3269], 2012).

La provenienza degli autori dello studio è la seguente: Department of Neurology and Neurological Sciences, Stanford University (CA, USA); Department of  Bioengineering, Stanford University School of Medicine (CA, USA); Institut des Systemes Intelligents et de Robotique, CNRS, Université Pierre et Marie Curie, Parigi (Francia).

I ricercatori hanno rilevato che i neuroni talamocorticali connessi con l’area corticale epilettogena, andavano incontro a modificazioni nell’espressione dei canali HCN e diventavano ipereccitabili. Colpendo questi neuroni con una strategia optogenetica closed-loop, si è accertato che la riduzione della loro attività in tempo reale era sufficiente per ottenere l’interruzione immediata della crisi epilettica focale e del suo correlato EEG nella registrazione contemporanea del tracciato elettrico.

Questo approccio appare di straordinario interesse terapeutico per l’epilessia intrattabile, in quanto risparmia la funzione corticale nell’intervallo fra le crisi, a differenza dei trattamenti farmacologico e chirurgico attualmente adottati e non esenti da rischi e complicanze.

 

L’autrice della nota ringrazia la dottoressa Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di lavori di argomento connesso che compaiono nelle “Note e Notizie” (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA” del sito).

 

Nicole Cardon

BM&L-10 novembre 2012

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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