Antiepilettico efficace nella malattia di Alzheimer
LUDOVICA R. POGGI
NOTE
E NOTIZIE - Anno X – 29 settembre 2012.
Testi pubblicati sul sito
www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind
& Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a
fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta
settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in
corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento rientra negli
oggetti di studio dei soci componenti lo staff
dei recensori della Commissione
Scientifica della Società.
[Tipologia del testo:
RECENSIONE]
Dopo il periodo di grandi progressi nella patologia molecolare della malattia di Alzheimer e nella definizione di importanti meccanismi patogenetici, le nostre conoscenze, nonostante un intenso ed attivo impegno dei ricercatori di tutto il mondo, stanno segnando il passo. Intanto, sia per l’affinamento delle abilità diagnostiche associato all’aumento della popolazione mondiale che usufruisce di cure mediche, sia per l’incremento costante della vita media, con contrazione demografica che determina l’invecchiamento delle società più sviluppate, la prevalenza della malattia di Alzheimer è in notevole crescita. Si sta pertanto affermando la necessità che, a partire dalle conoscenze di base di cui si dispone, si sviluppi la ricerca di nuove strategie cliniche di intervento per cercare di prevenire, arrestare o addirittura invertire la direzione dei processi che causano la sintomatologia.
L’attenzione dei ricercatori che operano in questo settore della ricerca è stata attratta dalla descrizione di particolari perturbazioni di attività delle reti cerebrali, presenti sia in pazienti clinicamente affetti dalla malattia di Alzheimer sia in persone per le quali ricorrevano condizioni considerate quali indicatori di probabilità (cosiddetti fattori di rischio) per lo sviluppo della grave demenza neurodegenerativa.
Su questa
base, Pascal E. Sanchez e colleghi hanno condotto uno studio che ha valutato
l’efficacia del levetiracetam sulle alterazioni elettriche dei sistemi
neuronici di modelli sperimentali della malattia, ottenendo risultati
lusinghieri (Sanchez P. E., et al. Levetiracetam
suppresses neural network dysfunction and reverses synaptic and cognitive
deficits in an Alzheimer’s disease model. Proceedings of the National Academy of Science
USA [Published online ahead of print
doi:10.1073/pnas.1121081109], 2012).
Sanchez e gli altri ricercatori di San Francisco (Gladstone Institute of Neurological Disease, San Francisco; Department of Neurology, University of California, San Francisco) si sono avvalsi della collaborazione di John Cirrito, che lavora presso la Washington University di St. Louis, dove Rita Levi-Montalcini condusse la parte principale degli studi che la portarono alla scoperta del fattore di crescita della cellula nervosa.
E’ verosimile che l’attività aberrante dei circuiti neuronici, rilevata negli affetti e nei predisposti allo sviluppo della neurodegenerazione, contribuisca al declino cognitivo, in quanto numerose prove sperimentali hanno dimostrato l’importanza di queste alterazioni funzionali nel determinare la riduzione delle prestazioni cognitivo-comportamentali in modelli animali della malattia di Alzheimer. In particolare, sono stati impiegati topi transgenici per il precursore della proteina amiloide umana (hAPP, da human amyloid precursor protein), che simulano gli aspetti fondamentali della patologia alzheimeriana: 1) livelli patologicamente elevati di peptidi β-amiloidi nell’encefalo; 2) rimodellamento dei circuiti ippocampali; 3) vari tipi di deficit sinaptico; 4) attività aberranti delle reti di neuroni cerebrali; 5) anomalie del comportamento considerate equivalenti delle principali manifestazioni psicopatologiche rilevate nelle persone affette.
E’ importante ricordare che ancora non esistono prove sperimentali dell’esistenza di una catena causale che leghi tutti questi fenomeni, pertanto Sanchez e colleghi, per verificare se l’attività aberrante delle reti neurali indotta da hAPP/peptidi β-amiloidi abbia un ruolo nel determinare i deficit sinaptici e cognitivi, hanno trattato i topi transgenici (Tg) per il precursore polipeptidico umano della proteina amiloide, ossia topi Tg-hAPP, con vari farmaci in grado di agire sull’attività elettrica dei sistemi neuronici corticali e impiegati in clinica come antiepilettici.
Fra tutti i farmaci testati nei topi Tg-hAPP, solo il levetiracetam (LEV) si è mostrato in grado di ridurre le manifestazioni con potenziali a punta (spike activity) rilevate all’elettroencefalogramma (EEG).
I ricercatori hanno allora sperimentato il trattamento cronico con il LEV negli animali portatori del modello sperimentale della degenerazione alzheimeriana.
Con una certa sorpresa, Sanchez e colleghi hanno registrato che la somministrazione continuata dell’antiepilettico nei topi Tg-hAPP, oltre a normalizzare il tracciato EEG, induceva una reversione dei processi di rimodellamento dei sistemi dell’ippocampo, eliminava la disfunzione sinaptica, le anomalie di comportamento e, soprattutto, guariva i gravi deficit di memoria e di apprendimento.
I risultati ottenuti in questo studio, per il cui dettaglio si rimanda alla lettura del testo completo del lavoro originale, supportano l’ipotesi secondo cui l’attività aberrante dei circuiti neuronici ha una responsabilità causale nel determinare le alterazioni morfo-funzionali delle sinapsi e i deficit cognitivi dei topi Tg-hAPP e delle persone affette dalla malattia di Alzheimer.
Naturalmente, se ulteriori indagini confermeranno questi dati, rimarrà il problema dell’equivalenza fra i modelli murini e la realtà umana, equivalenza che va sempre verificata, come ha dimostrato l’esperienza, anche per l’eterogeneità dell’eziopatogenesi nell’uomo. Intanto, gli esiti positivi di questo studio legittimamente accendono qualche speranza nei medici e nei pazienti, candidando il LEV per la sperimentazione clinica, come è già accaduto per altre molecole risultate efficaci nei modelli sperimentali.
L’autrice della nota ringrazia il
Prof. Perrella, che ha contribuito alla stesura del testo, e invita alla
lettura delle recensioni di lavori di argomento connesso che compaiono nelle
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