Consolidare la memoria nel sonno

 

 

SIMONE WERNER

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno X – 30 giugno 2012.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento rientra negli oggetti di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

I rapporti fra sonno e memoria costituiscono uno dei più affascinanti campi di indagine delle neuroscienze, pertanto non meraviglia che, come rilevato già nella relazione introduttiva di un aggiornamento del 2007, il numero delle pubblicazioni scientifiche annuali dedicate a questo tema ha fatto registrare un incremento superiore a quello dei lavori che hanno per oggetto la sola memoria o il solo sonno[1]. I temi oggetto di indagine nei rapporti fra la funzione che sospende la vita di relazione a favore di un ristoro delle energie dell’organismo e la funzione che garantisce ad un individuo di apprendere dall’esperienza ed accumulare conoscenza, sono numerosi e tutti interessanti, così come lo sono le metodologie di indagine che vanno da quelle della biologia molecolare a quelle della elettrofisiologia, da quelle della genetica a quelle del neuroimaging funzionale. Ora, un nuovo studio condotto da James Antony e colleghi, dimostra che una traccia acustica trasmessa ad un volume adeguato ad evitare il rischio di disturbare il sonno è in grado di influenzare l’apprendimento di una sequenza motoria (Antony J. W., et al. Cued memory reactivaton during sleep influences skill learning. Nature Neuroscience [Published online ahead of print doi:10.1038/nn.3152], 2012).

Gli autori dello studio fanno capo all’Interdepartmental Neuroscience Program, Northwestern University, Evanston (Illinois, USA); Department of Psychology, Northwestern University, Evanston (Illinois, USA).

Per meglio apprezzare l’esito di questo studio, leggiamo un brano che spiega in forma chiara e sintetica in cosa consistano i processi di consolidamento, stabilizzazione e rinforzo.

Indipendentemente dal tipo, sembra che tutte le memorie attraversino fasi simili nel passare dalla prima risposta neuronica alla registrazione durevole. I singoli passi del processo si svolgono come un continuum, e la misura sperimentale della loro durata presenta difficoltà dovute alla variabilità determinata dal compito, dalle circostanze (influenza sullo stato di attivazione del sistema nervoso), dalla intensità della traccia iniziale e dell’individuo in esame.

E’ difficile prevedere generalizzando se un’esperienza diventerà una memoria stabile, perché ciò dipende da fattori che possono variare da caso a caso. Ad esempio, fare la conoscenza di una persona corrisponde spesso al formarsi di un’impronta funzionale specifica che codifica il viso e il nome e, magari, altri particolari; se questa traccia è destinata a costituire una memoria di lungo termine, diventerà più stabile mediante un processo definito consolidamento.

Nella psicologia classica una memoria si dice consolidata quando, in assenza di ripetizione mentale, è stabile abbastanza da resistere a percezioni, apprendimenti, pensieri o azioni che entrino in competizione con essa.

La ricerca ha accertato che il consolidamento non si limita a stabilizzare o fissare le memorie, ma compie un vero e proprio processo di rinforzo. Numerosi studi hanno dimostrato che stabilizzazione e rinforzo sono due eventi funzionali distinti che hanno luogo in tempi diversi. In particolare, si è osservato che la stabilizzazione avviene col passare del tempo, indipendentemente dallo stato funzionale cerebrale, mentre il rinforzo si verifica primariamente, se non esclusivamente, durante il sonno.

Lo studio del rinforzo durante il sonno ha rivelato che l’encefalo in questa condizione “offline” può recuperare memorie apparentemente perdute durante la veglia o produrre un vero apprendimento suppletivo, in entrambi i casi senza bisogno di ulteriore esecuzione” (Rossi & Perrella, 2007)[2].

Le informazioni acquisite durante la veglia possono essere riattivate durante il sonno, promuovendo la stabilizzazione della memoria.

Gli autori dello studio hanno sottoposto dei volontari ad un training che ha consentito loro di imparare a produrre due melodie in tempo con il movimento di due simboli visivi. Successivamente, dopo aver presentato una delle due melodie durante un sonnellino pomeridiano, i ricercatori hanno ripetuto le prove, rilevando un evidente miglioramento della prestazione legata a quella melodia percepita sotto la soglia di veglia. La notevole differenza nell’esecuzione delle prove indotta dall’ascolto nel sonno, presuppone una riattivazione della sequenza nel cervello dei dormienti e un rinforzo mediante meccanismi molecolari e processi cellulari implicati nella formazione della memoria.

Lo studio elettrofisiologico ha rivelato segni dell’elaborazione mnemonica durante il sonno, che supportano la nozione secondo cui uno stimolo uditivo appropriato, che non interrompe il sonno, può influire sul consolidamento della memoria in circuiti cerebrali rilevanti per questa funzione.

 

L’autore della nota invita alla lettura delle recensioni di lavori di argomento connesso che compaiono nelle “Note e Notizie” (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA” del sito).

 

Simone Werner

BM&L-30 giugno 2012

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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[1] Vedi nella sezione AGGIORNAMENTI: “Il Sonno e la Memoria” – scheda introduttiva – Roma 5 aprile 2007.

[2] Vedi nella sezione AGGIORNAMENTI: “La Memoria e il Sonno” – scheda introduttiva – Roma settembre-dicembre 2007.