Il significato affettivo delle carezze e la corteccia somatosensoriale primaria

 

 

LORENZO L. BORGIA

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno X – 09 giugno 2012.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento rientra negli oggetti di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

La carezza è certo fra i più efficaci e significativi segni di quel linguaggio non verbale universale che include la stretta di mano, l’abbraccio, il bacio, il dare pacche sulle spalle o buffetti affettuosi. Le carezze sono parte del lessico gestuale della relazione intima fra due persone che provano sentimenti reciproci o semplice attrazione sessuale, ma possono essere impiegate anche nell’interazione fra persone che non sono legate da una relazione sentimentale e, magari, sono entrate solo occasionalmente in rapporto per una particolare circostanza esistenziale. Si può dare una carezza per tanti motivi, e il suo significato talvolta appare assolutamente evidente, come quando si esprime tenerezza nel carezzare il viso di un bambino che ha avuto un’espressione di inattesa dolcezza, o quando si accarezza per conforto una persona avvilita, abbattuta, scoraggiata o piangente. Talaltra, il suo significato può risultare ambiguo, come quando si riceve una carezza da una persona sconosciuta del proprio sesso, in una circostanza sociale che non sembra giustificare quel gesto. In ogni caso, l’interpretazione del suo valore, da parte di chi la riceve, non è una semplice questione di percezione tattile, ma implica un’elaborazione psichica di alto livello.

Le basi neurofunzionali dell’esperienza che si fa nel ricevere una carezza e nell’attribuirle valore affettivo, emotivo o erotico, sono scarsamente conosciute e, sulla base di altri studi, si è ipotizzato un ruolo di aree corticali implicate nel conferire significato positivo o negativo agli stimoli percepiti, trascurando i territori della circonvoluzione post-rolandica, considerati elaboratori della mera sensazione tattile. Ora, Valeria Gazzola e colleghi hanno condotto uno studio che sembra attribuire importanza nel giudizio affettivo proprio alla stazione somestesica primaria della corteccia (Gazzola V., et al. Primary somatosensory cortex discriminates affective significance in social touch. Proceedings of the National Academy of Science USA [Epub ahead of print doi:10.1073/pnas.1113211109], 2012).

La provenienza istituzionale degli autori dello studio è la seguente: Department of Neuroscience, University Medical Center Groningen, The Netherlands; Social Brain Laboratory, The Netherlands Institute for Neuroscience, Royal Netherlands Academy for the Arts and Sciences, Amsterdam, The Netherlands; Department of Psychology, Scripps College, Claremont, California (USA); Divisions of the Humanities and Social Sciences, California Institute of Technology, Pasadena, California (USA); Cognition Psychology Neuroscience Laboratory, University of Pavia (Italia).

Le vie nervose, che principalmente mediano le sensazioni della pelle che si sente toccare, sono costituite dai fasci assonici del lemnisco mediale: via della sensibilità tattile epicritica e propriocettiva cosciente che segue il percorso spino-bulbo-talamo-corticale. I fasci afferenti, provenienti dai neuroni che hanno il pirenoforo nel ganglio, hanno la prima stazione nel bulbo, dove hanno sede i nuclei dei fascicoli gracile di Goll e cuneato di Burdach. Dopo la decussazione, la seconda stazione della via è quella del nucleo ventro-postero-laterale del talamo, dal quale si ha la proiezione degli assoni all’area somestesica della corteccia del giro post-centrale (Cfr. G. Perrella, Appunti di Neuroanatomia Umana Normale. BM&L, Firenze 2003). Quanto la corteccia somatosensoriale primaria partecipi all’elaborazione della piacevolezza e, in ultima analisi, alla definizione dello stimolo come gradito o sgradito, non è chiaro. Sebbene una notevole messe di evidenze empiriche supporti il ruolo dell’Insula di Reil nel conferimento di significato affettivo alle esperienze tattili, Valeria Gazzola e colleghi sostengono che la regione corticale responsabile della prima elaborazione somatosensitiva potrebbe avere un ruolo molto più importante di quanto finora ritenuto. Tale ipotesi origina da un’evidenza sperimentale: la risposta indotta nella corteccia somatosensoriale da una carezza sensuale si modifica sulla base del sesso percepito della persona che accarezza.

I ricercatori hanno condotto uno studio delle risposte encefaliche all’esperienza tattile della carezza, mediante risonanza magnetica funzionale (MRI). Per valutare i quadri funzionali di risposta alle differenze psico-affettive attribuite alla semplice percezione tattile, Valeria Gazzola e colleghi hanno manipolato la qualità affettiva percepita di una carezza, indipendentemente dalle proprietà sensoriali sulla pelle: maschi eterosessuali erano indotti a credere di essere sensualmente accarezzati sia da un uomo che da una donna, mentre la carezza era data invariabilmente da una donna che operava “in cieco”, cioè era inconsapevole del tipo di condizione creata dalla manipolazione dell’informazione da parte dei ricercatori.

Analisi indipendenti dei dati rilevati hanno mostrato che la corteccia somatosensoriale primaria codificava il sesso visivo della carezza ed era modulata da questa informazione. Lo studio delle incidenze tomografiche rilevate fa ritenere estremamente improbabile un’influenza dell’insula su questa attività della regione post-centrale.

Su questa base è lecito ritenere che i modelli fisiologici correnti, basandosi su una compartimentazione modulare più dedotta che dimostrata, possono di fatto sottovalutare un ruolo della corteccia somatosensoriale primaria nell’elaborazione del valore psicologico delle esperienze tattili.

 

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Lorenzo L. Borgia

BM&L-09 giugno 2012

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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