Le emozioni avvicinano le persone sincronizzando i loro cervelli
DIANE RICHMOND
NOTE
E NOTIZIE - Anno X – 02 giugno 2012.
Testi pubblicati sul sito
www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a
notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la
sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici
selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori
riviste e il cui argomento rientra negli oggetti di studio dei soci componenti
lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.
[Tipologia del testo:
RECENSIONE]
E’ nozione comune che la condivisione di stati emotivi ed affettivi può facilitare l’empatia, l’immedesimazione, l’identificazione e, conseguentemente, la comprensione fra le persone. Ma cosa accada realmente nel cervello delle persone che provano le stesse emozioni non è noto. L’approccio psicologico a queste tematiche è stato di grande utilità nel passato, soprattutto perché ha conferito ordine e metodo ad osservazioni ed interpretazioni, consentendo di rilevare l’importanza di alcuni aspetti per la loro frequenza o costanza, e di formulare ipotesi circa le loro cause.
In tal modo, è stata riconosciuta l’influenza delle emozioni intense e condivise sulla genesi di stati affettivi: un esempio è il “war bride effect” o “effetto sposa di guerra”. In breve, in tempo di guerra, la condivisione fra giovani di emozioni e disagi, in ultima analisi legati alla paura della morte, crea uno stato funzionale che favorisce lo sviluppo dell’innamoramento e la conseguente possibilità, in caso di reciprocità, della genesi, attraverso la frequentazione e la conoscenza, di sentimenti più profondi e tali da condurre, in breve, al matrimonio.
Un altro aspetto indagato con i metodi della psicologia è l’influenza sulle opinioni degli stati emotivi sperimentati in condizioni di collettività: si pensi a ciò che accade alle folle negli stadi, nei cortei politici e in occasione di altri grandi eventi sociali di massa.
Un quesito
neuroscientifico è se a tali esperienze, bene descritte fenomenicamente,
corrisponda un correlato neurofunzionale rilevabile, ovvero se è possibile
identificare una caratteristica del funzionamento cerebrale che spiegherebbe
questi effetti. Una prima risposta sembra essere stata fornita da un gruppo di
ricercatori finlandesi guidati da Lauri Nummenmaa (Nummenmaa L., et
al. Emotions
promote social interaction by synchronizing brain activity across individuals. Proceedings of the National Academy
of Science USA [Epub ahead of print
doi:10.1073/pnas.1206095109], 2012).
I ricercatori
hanno la seguente provenienza: Brain Research Unit, O. V. Lounasmaa
Laboratory, Department of Biomedical Engineering and Computational Science, and
Advanced Magnetic Resonance Imaging Centre, School of Science, Aalto University
(Finlandia); Turku PET Centre, Turku (Finlandia).
I ricercatori hanno studiato mediante meuroimaging funzionale il cervello di soggetti volontari mentre assistevano ad un film, mediante il quale erano esposti alla visone di accadimenti emotivi. In tal modo si simulava la condizione di un’esperienza di vita identica per tutti ed occorsa nello stesso momento, con una procedura che ha consentito di porre in esatta relazione sincronica le incidenze tomografiche dell’encefalo di ognuno con il vissuto associato alle immagini della storia rappresentata. L’osservazione del cervello in funzione ha mostrato che reti di aree cerebrali rispondono allo stesso modo nei partecipanti che stanno guardando eventi emotivi simili.
In particolare, è stata impiegata la risonanza magnetica funzionale (MRI) per ottenere quadri di attività durante la visione di tre ordini di scene: 1) associate ad emozioni piacevoli; 2) emotivamente neutre; 3) associate ad emozioni spiacevoli. Dopo la prima serie di scansioni i partecipanti all’esperimento hanno rivisto il film dichiarando continuamente il grado del proprio stato psichico cosciente secondo due scale: una relativa al giudizio qualitativo dell’affetto (da piacevole a spiacevole; cioè la valenza) e un’altra relativa al livello di reazione aspecifica (dalla condizione di tranquillità allo stato di allerta). I ricercatori hanno impiegato il coefficiente di correlazione di Pearson per ricavare dai dati della MRI le misure di multisubject voxelwise similarity con ISC (intersubject correlations). I tempi delle serie di valenza ed allerta sono stati usati per prevedere l’ISC momento per momento, computato mediante un 17-s moving average.
Durante la visione del film, l’attività cerebrale dei partecipanti era sincronizzata nelle aree sensoriali di basso e di alto ordine e nei circuiti cortico-limbici che mediano le risposte emozionali.
La valenza negativa era associata con una ISC accresciuta in due insiemi funzionali: 1) una rete notoriamente attiva nell’elaborazione delle emozioni e costituita da aree appartenenti al talamo, allo striato ventrale e all’insula; 2) la cosiddetta rete di default, di cui fanno parte il precuneo, la giunzione temporo-parietale, la corteccia prefrontale mediale, il solco temporale superiore posteriore.
L’alto grado di allerta era associato con una ISC accresciuta nei territori corticali somatosensoriali e nella corteccia visiva, nel solco intraparietale di entrambi i lati e nei campi ottici frontali.
L’analisi di correlazione SVB (seed-voxel-based) ha confermato che questi sets di regioni costituiscono reti funzionalmente dissociabili.
Da questi dati, per il cui dettaglio si rimanda alla lettura integrale del testo dell’articolo originale, Lauri Nummenmaa e colleghi deducono che la valenza negativa sincronizzi le aree cerebrali dei singoli, supportando le sensazioni emotive e la comprensione delle azioni altrui, mentre l’elevato stato di allerta diriga l’attenzione delle persone verso gli stessi elementi, nell’ambito di quelli percepiti. Su questa base gli autori dello studio propongono che le emozioni, accentuando la sincronia dell’attività cerebrale fra persone diverse, possano promuovere l’interazione sociale e facilitare la comprensione interpersonale.
L’autrice della nota, che
ringrazia il Presidente Perrella con il quale ha discusso l’argomento trattato
e la dottoressa Floriani per la correzione della bozza, invita alla lettura
delle recensioni di lavori di argomento connesso che compaiono nelle “Note e
Notizie” (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA” del sito).