Le categorie visive parietali non derivano dalle frontali
DIANE RICHMOND
NOTE
E NOTIZIE - Anno X - 28 gennaio 2012.
Testi pubblicati sul sito
www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind
& Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a
fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta
settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in
corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento rientra negli
oggetti di studio dei soci componenti lo staff
dei recensori della Commissione
Scientifica della Società.
[Tipologia del testo:
RECENSIONE]
La
rapidità con la quale l’elaborazione sensoriale diventa, momento per momento, cognizione dell’ambiente, è tale da rendere virtualmente
simultanee percezione e comprensione. Pertanto, sappiamo come i modelli modali articolati in comparti
operativi disposti in un’ordinata successione temporale e spaziale, così come
proposti dalla neuropsicologia accademica di qualche tempo fa, peccano di
irrealistica ingenuità; tuttavia, è necessaria una scomposizione analitica
delle parti in relazione ai ruoli, e un riconoscimento dei rapporti temporali
fra le singole unità di processo, se si vuole giungere alla comprensione
dell’organizzazione funzionale che consente l’attività psichica di base su cui
si fonda tutta la vita di relazione.
L’abilità
di riconoscere la rilevanza comportamentale o la categoria di appartenenza di uno stimolo sensoriale è
critica per l’interpretazione del significato degli eventi che si verificano
nel nostro ambiente. Numerosi studi neurofisiologici della categorizzazione
visiva hanno trovato rappresentazioni
categoriali di stimoli nella corteccia prefrontale, la più importante struttura
cerebrale per i processi cognitivi ed esecutivi. Studi recenti hanno
identificato segnali di categorie neuroniche in aree della corteccia parietale che la neurofisiologia classica
associa da sempre all’elaborazione visuo-spaziale.
Alla
luce di studi precedenti e in base alla visione prevalente dell’organizzazione
funzionale della corteccia, è stato proposto che i segnali correlati a
categorie nella corteccia parietale e in altre aree visive, possano originare
da una trasmissione dall’alto verso il basso, ossia dall’area di livello
superiore nella gerarchia neurofisiologica, che in questo caso è la corteccia
prefrontale, come in un top-down feedback.
Sruthi K. Swaminathan e David J. Freedman, provenienti dal Department of
Neurobiology of The University of Chicago, hanno messo alla prova questa
ipotesi, acquisendo interessanti dati in contrasto con il modello attualmente
accettato e seguito dalla maggior parte dei ricercatori (Sruthi K. Swaminathan
& David J. Freedman, Preferential encoding of visual categories in
parietal cortex compared with prefrontal cortex. Nature
Neuroscience [Epub ahead of print doi:10.1038/nn.3016], 2012).
I
due ricercatori hanno direttamente comparato l’attività neuronica nell’area intraparietale
laterale (LIP, da lateral intraparietal) e nella corteccia prefrontale di scimmie che eseguivano una
prova di categorizzazione visiva del movimento. I ricercatori hanno rilevato
che l’area LIP mostrava segnali di categoria più forti, più affidabili
e di più breve latenza rispetto alla
corteccia prefrontale.
Nel
loro complesso i dati rilevati, per il cui dettaglio si rimanda alla lettura
del lavoro originale, suggeriscono che i sistemi neuronici presenti nell’area intraparietale
laterale sono
specificamente implicati nell’elaborazione della categorizzazione visiva con
una priorità
funzionale che depone
contro l’ipotesi della dipendenza dei processi della corteccia parietale da un feedback proveniente dalla corteccia
prefrontale.
L’autrice della nota ringrazia la
dottoressa Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle
recensioni di lavori di argomento connesso che compaiono nelle “Note e Notizie”
(utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA” del sito).