La cocaina induce microischemia corticale già a basse dosi

                                                                                                                                           

 

DIANE RICHMOND

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno IX - 10 dicembre 2011.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente note di recensione di lavori neuroscientifici selezionati dallo staff dei recensori fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento rientra negli oggetti di studio dei soci afferenti alla Commissione Scientifica.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

L’ictus indotto da cocaina, una delle più gravi complicanze derivanti dall’assunzione della sostanza da parte delle persone che ne sono divenute dipendenti, è una patologia accuratamente studiata e ben nota anche da un punto di vista clinico; al contrario, la possibilità di sviluppo di focolai ischemici clinicamente silenti per effetto di assunzioni acute di dosi non elevate, quali quelle dei consumatori iniziali e non abituali, non è stata sufficientemente indagata e documentata.

Questa lacuna è stata colmata, grazie ad una collaborazione con il NIDA dell’NIH, da un ottimo studio condotto da Ren e colleghi, che ha riconosciuto e definito il danno microischemico mediante la combinazione di tecniche basate su tecnologie e procedure avanzate (Ren H., et al. Cocaine-induced cortical microischemia in the rodent brain: clinical implications. Molecular Psychiatry [Advance online publication; doi:10.1038/mp.2011.160], 2012).

Gli autori dello studio lavorano presso le seguenti istituzioni: Department of Biomedical Engineering, Stony Brook University (Stony Brook, NY); Medical Department, Brookhaven National Laboratory, Upton (NY); National Institute on Drug Abuse, National Institutes of Health, Bethesda (Maryland).

Il difetto di indagine e risultati sulle dosi e le condizioni alle quali l’uso acuto di cocaina induce microischemia silente predisponendo il tessuto cerebrale alla neurotossicità, può essere in gran parte attribuito ai limiti delle metodiche e alle limitazioni tecniche degli strumenti correntemente impiegati nel neuroimaging. In particolare, la mancanza di alta risoluzione spazio-temporale e sensibilità alla misura simultanea del flusso ematico cerebrale (CBF, da cerebral blood flow) in vasi di calibro differente (inclusi i capillari) quantitativamente e su un vasto campo di osservazione.

Ren e collaboratori hanno combinato una tecnica di tomografia a risoluzione ultra-elevata (ultrahigh-resolution optical coherence tomography) all’angiografia microvascolare tridimensionale (3D) tracker-free e a un new phase-intensity-mapping algoritmo in grado di accentuare la sensibilità della tomografia Doppler ottica in 3D per la quantizzazione simultanea del CBF capillare.

La tecnica è stata applicata allo studio delle risposte delle reti cerebrali microvascolari a singole e ripetute somministrazioni di cocaina nella corteccia somatosensoriale di topo.

Entro 2-3 minuti dalla somministrazione di cocaina si aveva una marcata riduzione del CBF (in alcuni casi, ad esempio ~70%), ma la magnitudo e il recupero si presentavano diversi per ciascun tipo di vaso: le arteriole avevano il recupero più rapido (~5 minuti), i capillari presentavano la variazione più estesa e drastica (da 4 a 20 minuti), mentre le vene mostravano un recupero relativamente lento (~12 minuti). Ma l’osservazione più importante riguarda il rilievo di un effetto di blocco dell’irrorazione: la cocaina in alcuni rami arteriolari interrompeva il CBF per oltre 45 minuti, e questo effetto si aggravava ed esacerbava con ripetute somministrazioni dell’alcaloide.

I risultati della sperimentazione, per il cui dettaglio si rimanda alla lettura integrale del lavoro originale, forniscono un’inconfutabile evidenza che dosi di cocaina nell’ambito di un range corrispondente a quello dell’assunzione a scopo psicostimolante, inducono microischemia cerebrale e che questo effetto è aggravato dall’assunzione ripetuta. Si può, dunque, concludere che la microischemia indotta anche da assunzioni singole e sporadiche contribuisce in modo significativo al potenziale neurotossico della cocaina.

 

L’autrice della nota ringrazia la professoressa Nicole Cardon con la quale ha discusso l’argomento trattato e la dottoressa Floriani per la correzione della bozza, e invita alla lettura delle recensioni di lavori di argomento connesso che compaiono nelle “Note e Notizie” (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA” del sito).

 

Diane Richmond

BM&L-10 dicembre 2011

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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