Area di Broca del linguaggio per apprendere sequenze motorie

                                                                                                                                           

 

DIANE RICHMOND

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno IX - 10 dicembre 2011.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente note di recensione di lavori neuroscientifici selezionati dallo staff dei recensori fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento rientra negli oggetti di studio dei soci afferenti alla Commissione Scientifica.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Le azioni complesse possono essere considerate come una concatenazione di semplici atti motori associati secondo specifiche regole, per questo motivo le indagini sulle loro basi neurali implicano la definizione delle sedi dei processi che mediano l’assemblaggio dei segmenti funzionali corrispondenti alle azioni elementari. Numerose evidenze sperimentali hanno provato l’intervento nell’elaborazione di comportamenti organizzati gerarchicamente della porzione caudale dell’area 44 di Brodmann della corteccia frontale o area motoria del linguaggio di Broca, pertanto Emeline Clerget e colleghi hanno sottoposto a verifica sperimentale l’ipotesi che quest’area corticale possa avere un ruolo nell’apprendimento di sequenze motorie strutturate, in uno studio che sarà pubblicato nel mese di gennaio del prossimo anno (Clerget E., et al. Role of Broca’s area in Implicit Motor Skill Learning: Evidence from Continuous Theta-burst Magnetic Stimulation. Journal of Cognitive Neuroscience 24 (1): 80-92, 2012).

Gli autori dello studio lavorano presso l’Università Cattolica di Lovanio in Svizzera (Clerget, Poncin e Olivier), l’Università di Ferrara e l’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) di Genova (Luciano Fadiga, già collaboratore di Rizzolatti negli studi sui “neuroni specchio”).

Dal 1861, quando il neurologo ed antropologo Paul Broca comunicò alla Società di Antropologia di Parigi l’identificazione nel piede della terza circonvoluzione frontale di sinistra la sede della lesione che aveva compromesso l’eloquio del suo paziente Leborgne, detto “Tan-Tan” per la sua frequente ripetizione del monosillabo “tan”, l’area di Broca è entrata nella storia della neurologia, della neuropsicologia e delle teorie del linguaggio. Nei 150 anni che sono trascorsi, sempre associata all’afasia motoria pura per la sua lesione, l’area motoria del linguaggio è stata considerata prima il “centro motore della parola” e poi un’area per il controllo corticale dell’esecuzione della lingua verbale che, insieme con l’area di Wernicke implicata nella comprensione della parola udita, costituiva la base neurofunzionale di più alto livello nei processi cerebrali che consentono la comunicazione verbale. In tempi recenti, grazie ad una nuova visione dell’organizzazione funzionale dell’encefalo e a mezzi di indagine più sofisticati, sono emerse evidenze per un ruolo non circoscritto al linguaggio dell’area 44 dove, ad esempio, è stata accertata la presenza di una rappresentazione delle mani[1].

Per verificare l’intervento dell’area di Broca, Emeline Clerget e colleghi hanno studiato soggetti in buona salute, ossia non affetti da malattie neurologiche o da disturbi di altro genere clinicamente rilevabili, mediante un’interferenza elettrica con la funzione del territorio corticale dell’emisfero sinistro studiato, nell’approssimarsi dei volontari all’esecuzione di specifiche prove. In particolare, è stato indagato il possibile effetto inibitorio di una scarica theta continua TMS (cTBS) selettivamente applicata sulla regione cranica corrispondente all’area 44, appena prima che i soggetti eseguissero una prova RT seriale (SRTT, da serial RT task).

Come è noto, la SRTT è stata estesamente impiegata per studiare l’apprendimento di abilità motorie ed è di particolare interesse in questo caso perché, per sequenze strutturate complesse, si verifica la spontanea organizzazione da parte dei volontari in sotto-sequenze minori, ciascuna delle quali costituisce una unità correntemente indicata col termine inglese chunk.

Nell’esecuzione dello studio è stato disposto, in qualità di “controllo”, un altro gruppo che, nell’eseguire la stessa prova, ha ricevuto la cTBS sul vertice del cranio. E’ interessante notare che i volontari di questo gruppo hanno mostrato sia un effetto di apprendimento di pratica generale, evidenziato da un progressivo decremento di RT attraverso i blocchi, sia un effetto di apprendimento sequenza-specifico dimostrato da un significativo incremento di RT in una sequenza pseudo-casuale.

In netto contrasto con gli esiti del gruppo di controllo, i soggetti che avevano ricevuto l’erogazione di cTBS in corrispondenza della propria area di Broca, mostravano la totale assenza sia dell’effetto di pratica generale sia dell’apprendimento sequenza-specifico. Con sorpresa dei ricercatori, il chunking pattern di questi soggetti era assolutamente preservato e identico a quello dei volontari del gruppo di controllo.

E’ evidente che questa dissociazione fra l’apprendimento delle sequenze e il chunking pattern può essere spiegata se postuliamo che l’area 44 dell’emisfero sinistro interviene nell’elaborazione di alto livello gerarchico, probabilmente con il compito di assemblare e integrare le unità elementari di memoria corrispondenti agli atti motori semplici alla base delle azioni complesse.

 

L’autrice della nota ringrazia il professor Giovanni Rossi con il quale ha discusso l’argomento trattato e la dottoressa Floriani per la correzione della bozza, e invita alla lettura delle recensioni di lavori di argomento connesso che compaiono nelle “Note e Notizie” (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA” del sito).

 

Diane Richmond

BM&L-10 dicembre 2011

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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[1] Si veda in “Note e Notizie 14-05-11 Danza terapeutica nel Parkinson e in altre malattie degenerative (Sesta Parte).