Specificità colinergica di una funzione di memoria prefrontale

                                                                                                                                           

 

LORENZO L. BORGIA

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno IX - 19 novembre 2011.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente note di recensione di lavori neuroscientifici selezionati dallo staff dei recensori fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento rientra negli oggetti di studio dei soci afferenti alla Commissione Scientifica.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Una delle grandi sfide delle neuroscienze è la definizione dei ruoli fisiologici dei sottosistemi cerebrali individuati in base al neurotrasmettitore e perciò definiti serotoninergici, colinergici, dopaminergici, noradrenergici, glutammatergici, gabaergici, e così via. All’illusione, nata con gli studi pionieristici di istochimica di oltre mezzo secolo fa, di poter ottenere una mappa fisiologica del cervello dalla definizione topografica della distribuzione di sistemi e sottosistemi individuati in base al principale mediatore sinaptico, è succeduta la consapevolezza crescente di un rapporto complesso fra funzioni individuate con i criteri della neurofisiologia e della neuropsicologia e sostrato neurale, fino ad indurre un atteggiamento rassegnato circa la possibilità e perfino l’utilità di fare progressi nella definizione della base neurotrasmettitoriale di forme di comportamento, memoria, apprendimento, emozioni o affetti.

Tuttavia, la prosecuzione degli studi, in particolare per alcuni sistemi neuronici, resta di grande attualità e rilievo per la patologia perché, sebbene vi sia la consapevolezza che i problemi con i quali si cimenta oggi la ricerca non possono trovare soluzioni semplici ed efficaci come fu al tempo dell’introduzione della terapia con L-DOPA nella malattia di Parkinson, l’azione farmacologica derivante dall’interazione con recettori neurotrasmettitoriali rimane uno dei principali mezzi terapeutici in neuropsichiatria[1].

Il danno ai sistemi colinergici del proencefalo, come quello che si verifica nella malattia di Alzheimer, ha evidenziato da tempo l’importanza di questo contingente relativamente piccolo di fibre del nostro encefalo, così come la necessità di studiarne fisiologia e patologia in specie più vicine alla nostra di quelle dei roditori di laboratorio. Paula L. Croxson, Diana A. Kyrias e Mark G. Baxter hanno studiato il ruolo dell’input colinergico alla corteccia in scimmie del genere Rhesus, ottenendo un risultato di notevole interesse (Croxson P. L., et al. Cholinergic modulation of a specific memory function of prefrontal cortex. Nature Neuroscience [Epub ahead of print doi:10.1038/nn.2971], 2011).

I tre autori fanno capo al Glickenhaus Laboratory of Neuropsychology and Friedman Brain Institute, Department of Neuroscience, Mount Sinai School of Medicine, New York (USA); e al Department of Experimental Psychology, Oxford University, Oxford (UK).

Danni alla funzione colinergica prefrontale sono stati implicati nel deficit cognitivo rilevato in molte malattie neuropsichiche e, nel campo delle neuroscienze cognitive, molti ricercatori studiano i rapporti fra neurofisiopatologia del danno e prestazioni connesse con varie forme di memoria e apprendimento. Fino ad oggi lo specifico ruolo della neurotrasmissione che adotta l’acetilcolina in questa parte dell’encefalo non è mai stato ben definito. I tre autori del lavoro di prossima pubblicazione su Nature Neuroscience, hanno indagato le risposte di scimmie Rhesus con lesione selettiva delle vie che forniscono l’input colinergico alla corteccia prefrontale.

I ricercatori hanno sottoposto i primati a prove che richiedono l’intervento dei sistemi neuronici della corteccia prefrontale e, dunque, una loro integrità per essere eseguite correttamente, quali compiti che consentono la valutazione delle prestazioni nel processo decisionale e compiti che richiedono una memoria episodica integra. Entrambi i tipi di compito erano eseguiti correttamente dalle scimmie con la lesione che precludeva l’input colinergico. Al contrario, le prove che richiedevano una buona prestazione della working memory spaziale, risultavano compromesse.

La compromissione selettiva e ristretta a prestazioni connesse con la memoria di funzionamento spaziale, costituisce un’evidenza che depone per uno specifico ruolo del sistema acetilcolinico prefrontale in questo tipo di working memory.

 

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Lorenzo L. Borgia

BM&L-19 novembre 2011

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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[1] Si veda Perrella G., Cardon N., Richmond D., Poggi L. R., Rossi G., Criteri di identificazione, descrizione e classificazione dei sistemi neuronici: utilità per la fisiologia, la patologia e la terapia (testo di una relazione all’incontro “Evoluzione dei Concetti nella Neuroscienze: il ruolo della Società Nazionale di Neuroscienze”). BM&L-Italia, Firenze, ottobre 2010.