Una discussione neuroscientifica sulla sessualità animale e umana
SIMONE WERNER
NOTE
E NOTIZIE - Anno IX - 05 novembre 2011.
Testi pubblicati sul sito
www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind
& Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a
fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta
settimanalmente note di recensione di lavori neuroscientifici selezionati dallo
staff dei recensori fra quelli
pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui
argomento rientra negli oggetti di studio dei soci afferenti alla Commissione Scientifica.
[Tipologia del testo:
RESOCONTO]
(Settima
Parte)
La sesta parte della discussione è stata pubblicata
la scorsa settimana con le “Note e Notizie” del giorno 29-10-11.
Lorenzo L. Borgia.
Ritorniamo agli effetti dell’attività sessuale sul cervello.
Nicole Cardon. Da
tempo è noto che il cervello avvia, sostiene e rinforza il comportamento
sessuale, ma fino a tempi recenti non si sapeva molto della neurobiologia degli
effetti dell’accoppiamento sull’encefalo. Complessivamente, l’esperienza
animale connessa con il coito era considerata una condizione caratterizzata in
parte dall’attivazione dei sistemi dello stress
e in parte dall’intervento dei sistemi a ricompensa e dallo stabilirsi di uno
stato di rilassamento con prevalenza del parasimpatico sull’ortosimapatico.
Elizabeth Gould, che è stata fra i primi ricercatori
ad accertare e dimostrare l’esistenza di neurogenesi nell’encefalo dell’uomo,
con i suoi collaboratori[1] ha
condotto uno studio di importanza decisiva nel definire gli effetti
sull’encefalo dei processi connessi con l’accoppiamento. La Gould voleva
verificare se la componente di stress
associata alla fisiologia del coito fosse limitata, equivalente o preponderante
rispetto ai patterns connessi con
stati di rilassamento, e in qual modo potesse interferire con i processi di
neurogenesi che nel cervello dell’uomo continuano a verificarsi per tutta la
vita. Una parte considerevole di ricercatori ha condiviso l’idea secondo cui lo
stato che accompagna l’accoppiamento nei mammiferi avrebbe molti punti di
contatto con l’assetto funzionale che Selye aveva definito stress, spostando il valore semantico del termine dall’indicazione
dell’evento causale o traumatico (oggi definito “stressor”) alla denominazione di un particolare assetto
dell’organismo conseguente all’esposizione ad una minaccia per la propria
integrità. Seppure fossero molti i ricercatori e gli studiosi contrari a questa
visione, fra cui chi vi parla e lo stesso presidente della nostra Società,
l’idea che una componente del coito fosse in molti mammiferi sostenuta
dall’eccitazione noradrenergica e adrenomidollare ed accompagnata ad
innalzamento del cortisolo, dell’ACTH e del CRH, andava valutata attentamente
per la Gould, perché le condizioni associate a iper-produzione di ormoni dello stress tipicamente determinano la
riduzione o la scomparsa dei fenomeni neurogenetici nel cervello adulto.
Per studiare sperimentalmente il problema, il gruppo
di Elizabeth Gould realizzò due tipi di esperimento, il primo rappresentativo
di una condizione di esperienza sessuale
acuta ed il secondo di una condizione di esperienza sessuale cronica. Nel primo caso, a dei maschi del ratto
di Princeton veniva concesso un singolo incontro con una femmina recettiva; nel
secondo caso, si diede la possibilità allo stesso tipo di animali di
accoppiarsi per 14 giorni consecutivi. Il cervello di tutti i roditori fu
studiato rispetto alla capacità neurogenetica. A tal fine, fu iniettata
bromodeossiuridina, una base che viene incorporata nel DNA durante la divisione
cellulare, consentendo di marcare le cellule neoprodotte. Parallelamente i
ricercatori misurarono e monitorarono i tassi di ormoni dello stress e verificarono i livelli di
reazioni corrispondenti all’ansia umana mediante tests comportamentali standard per questo tipo di valutazioni.
I risultati furono veramente interessanti: solo
l’esperienza sessuale acuta rivelò una componente di stress, del tutto assente nel gruppo di roditori che aveva potuto
in piena tranquillità accoppiarsi per 14 giorni, con una caduta dei tassi di
ormoni dello stress di alto grado e
riduzione ai tests comportamentali
delle attività neuromotorie riconducibili all’ansia. L’opportunità di
accoppiarsi aveva determinato un netto ed evidente aumento della neurogenesi
nell’ippocampo, struttura che, oltre ad essere - come è noto a tutti -
fondamentale nell’apprendimento e nella memoria, è anche importante per molte
forme di elaborazione emotiva. Lo studio morfo-funzionale al microscopio del
tessuto del cervello dei ratti che avevano svolto attività sessuale per due
settimane, oltre a presentare l’aumento numerico di cellule nervose, faceva
rilevare una straordinaria crescita dei dendriti, con crescita di complessità
delle diramazioni di queste strutture riceventi del neurone.
Gli esperimenti della Gould, poi riprodotti e
verificati in altri laboratori, ci dicono che, eccettuata la condizione di un
rapporto sessuale isolato e occasionale, nei ratti l’attività sessuale
ordinariamente non si accompagna a stress
e determina sull’encefalo effetti positivi che vanno da un forte stimolo allo
sviluppo di nuovi neuroni e dalla riduzione di attivazione dei sistemi dello stress, fino all’edificazione di una
citoarchitettonica più ricca e complessa mediante lo sviluppo dendritico, con
un esito che si può paragonare a quello dell’apprendimento nei cervelli giovani.
[continua]
[1] Del gruppo di ricerca dell’Università di Princeton faceva parte Erica Glasper, ex-allieva di Kelly Lambert del Randolph-Macon College.