Il
circuito della morfina nella sua azione acuta
LORENZO L. BORGIA
NOTE E
NOTIZIE - Anno IX - 08 ottobre 2011.
Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale
di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie
o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione
“note e notizie” presenta settimanalmente note di recensione di lavori
neuroscientifici selezionati dallo staff
dei recensori fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori
riviste e il cui argomento rientra negli oggetti di studio dei soci afferenti
alla Commissione Scientifica.
[Tipologia del testo:
RECENSIONE]
La
morfina, come è noto, è un potente analgesico con un altissimo
potenziale tossicomanigeno, che si rivela in specifici contesti. Sebbene i neuroni dopaminergici dell’area tegmentale
ventrale (VTA) siano noti e studiati da tempo come il sistema principale per lo
sviluppo della dipendenza da sostanze psicotrope d’abuso, i circuiti neurali che
mediano l’azione della morfina su queste cellule a dopamina non sono stati
ancora bene definiti e rimangono oggetto di numerose ricerche.
Marion Jalabert e colleghi hanno condotto un
interessante studio nel ratto, combinando metodi
elettrofisiologici in vivo, tecniche che consentono di tracciare i tratti di sostanza bianca ed esperimenti di inattivazione neuronica, per ottenere la dissezione virtuale del sistema di neuroni che consente alla
morfina di esercitare la sua azione acuta sulle cellule dopaminergiche
dell’area del tronco encefalico murino, dove avviene la mediazione dei processi
più direttamente connessi con il piacere e la tendenza a ripetere l’esperienza (Jalabert M., et
al. Neuronal
circuits underlying acute morphine action on dopamine neurons. Proceedings
of the National Academy of Science USA
108 (37), 15237-15241, 2011).
L’incisione
della capsula ancora immatura del Papaver
somniferum determina la fuoriuscita di un latice che si lascia rapprendere
e si raccoglie in pani detti oppio,
dal quale si ottengono numerosi composti impiegati in terapia, quali gli
alcaloidi fenantrenici come la morfina, la codeina e la tebaina e gli alcaloidi
benzil-isochinolinici, come la papaverina e la noscapina. La comprensione dei
processi neurofunzionali e dei meccanismi molecolari dell’azione della morfina,
dei suoi derivati come l’eroina (diacetil-morfina,
derivato semisintetico) e dei suoi antagonisti, va oltre l’interesse
analgesiologico e tossicologico, in quanto questo ambito della ricerca ha
aperto importanti varchi di conoscenza nella fisiologia cerebrale.
La
sperimentazione del gruppo di Jalabert ha mostrato che la morfina agisce su
quella che si può definire la coda
gabaergica della VTA, in particolare il nucleo
tegmentale rostro-mediale.
In questa sede, l’alcaloide fenantrenico dell’oppio accresce le scariche dei
neuroni dopaminergici attraverso l’attivazione dei recettori μ espressi sulle cellule efferenti dell’area tegmentale
rostro-mediale della VTA.
I
ricercatori hanno anche accertato che in assenza del tono glutammatergico, ossia della scarica tonica dei sistemi eccitatori della
VTA che impiegano come neurotrasmettitore il glutammato, non si assiste
all’attivazione da parte della morfina del contingente dopaminergico.
Il
complesso e il dettaglio dei dati emersi da questo studio, per cui si rimanda
alla lettura del testo del lavoro originale, delinea l’organizzazione anatomica
e il ruolo funzionale di un circuito ad azione acuta che media l’attivazione
del contingente dopaminergico della VTA da parte della morfina.
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