Una discussione neuroscientifica sulla sessualità animale e umana

                       

 

SIMONE WERNER

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno IX - 01 ottobre 2011.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente note di recensione di lavori neuroscientifici selezionati dallo staff dei recensori fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento rientra negli oggetti di studio dei soci afferenti alla Commissione Scientifica.

 

 

[Tipologia del testo: RESOCONTO]

 

 

(Seconda Parte)

 

La prima parte della discussione è stata pubblicata la scorsa settimana con le “Note e Notizie” del 24-09-11.

 

Nicole Cardon. Questo è un buon esempio di utilità della sperimentazione animale per la comprensione delle risposte biologiche umane, ma non è certo una novità. Tutta l’endocrinologia della riproduzione e delle attività sessuali umane si è basata sui risultati ottenuti negli esperimenti condotti su ratti e topi.

 

Ludovica R. Poggi. I pionieri in questo campo temevano maggiori differenze fra specie.

 

Nicole Cardon. Certo, se si pensa che gli estrogeni sono gli ormoni femminili per eccellenza e il primo estrogeno è stato isolato dal testicolo di stallone, si comprende il pessimismo iniziale.

 

Ludovica R. Poggi. Ora, stabilito che le risposte sessuali dei mammiferi inferiori sono strettamente ormono-dipendenti e rigidamente regolate dai periodi di recettività o estrali, si può considerare la loro fisiologia, rispetto a quella dei primati e della specie umana in particolare, come uno scheletro di base sul quale aggiungere i processi caratteristici delle specie più evolute e, in particolare, il controllo nervoso che, nell’uomo, è anche elaborazione mentale, il che vuol dire culturale, morale, estetica, e così via.

 

Nicole Cardon. Si, in un certo senso, si può schematizzare così. Ma non sarebbe corretto affermare che lo studio del controllo nervoso della sessualità umana non si sia giovato della sperimentazione animale. Il cervello, in tutti gli animali studiati, è importante per la sessualità quanto gli organi della riproduzione. Ad esempio, il ruolo dell’ipotalamo è stato approfondito nelle femmine di ratto, che hanno bisogno di questa parte del diencefalo per accettare l’incontro riproduttivo e, soprattutto, per assumere la posizione copulatoria che segnala al maschio la recettività. Lo studio delle basi neurali del comportamento sessuale ha rivelato che i roditori, così come noi, hanno nel nucleo accumbens un’importante stazione della rete neurale che genera la motivazione al coito e che, insieme col sistema a ricompensa dell’area tegmentale ventrale, determina il piacere connesso con il desiderio. E, se nel ratto l’amigdala può considerarsi la sede quasi esclusiva dei processi alla base del desiderio stesso, nella nostra specie il corpo nucleare amigdaloideo sembra svolgere un ruolo non trascurabile in questo senso.

 

Diane Richmond. A proposito delle idee erronee diffuse dalla divulgazione, si sente e si legge spesso che fino a pochi anni fa si credeva che la femmina dei roditori avesse un ruolo passivo nei rapporti sessuali e in tutto il comportamento indotto dagli istinti riproduttivi. Non è vero. Il ruolo attivo delle femmine di topi e ratti, come di altri mammiferi, è noto da lungo tempo e, se vi è stata una convinzione pregiudiziale circa la passività femminile, questa non è appartenuta certo al mondo della ricerca biologica. A parte la conoscenza zoologica e le osservazioni etologiche di vecchia data, negli anni Settanta uno studio, poi replicato e confermato numerose volte, aveva già fornito evidenze inconfutabili della straordinaria motivazione all’incontro sessuale delle femmine di ratto, praticamente identica a quella dei maschi: pur di incontrare il partner attraversavano una griglia elettrificata, sfidando e sopportando il dolore derivante dalla scarica elettrica alle zampe. Dunque, già quarant’anni fa, si aveva conferma sperimentale della forte motivazione sessuale e della tendenza attiva delle femmine dei mammiferi.

 

Nicole Cardon. È vero. Mi viene in mente un’altra inesattezza che ho letto di recente, in particolare un’estensione alla donna, non ancora dimostrata, di una caratteristica emersa nelle femmine dei roditori. In breve, è noto che il nucleo ventromediale dell’ipotalamo è importante per la genesi della lordosi copulatoria, ossia l’inarcamento della colonna vertebrale che, insieme con la coda alzata, facilita la monta da parte del maschio. Infatti, se quest’area diencefalica è distrutta, nonostante sia in fase estrale, la femmina non assume più questa postura riproduttiva. Se si pratica un’infusione di progesterone in questa area ipotalamica, si ha l’induzione del comportamento volto ad attrarre il maschio: saltellare, spingersi in avanti e muovere le orecchie, cioè quell’insieme comportamentale cui si da il nome di flirting. Poiché il nucleo ventromediale dell’ipotalamo prende parte alla rete neurale che governa il comportamento alimentare, in particolare segnalando lo stato di sazietà, si è dedotto e divulgato - senza alcuna dimostrazione diretta - che il cervello delle donne distingua meno di quello degli uomini fra cibo e sesso.

Una simile affermazione richiede prove e riprove sperimentali nella nostra specie. È rischioso estendere all’uomo le differenze neurofisiologiche legate al sesso che si rilevano nei roditori. Basti pensare all’olfatto: negli animali macrosmatici, con un rinencefalo molto sviluppato, la sessualità maschile, attraverso l’amigdala, è strettamente connessa con un senso dell’olfatto straordinariamente efficiente, ma da ciò non consegue che gli uomini abbiano tendenzialmente un olfatto più sviluppato delle donne, anzi sembra che l’influenza neuroendocrina sessuale renda l’olfatto della donna più acuto di quello dell’uomo. Prima della verifica sperimentale, buoni indici per fondare ipotesi di similarità sono una stretta omologia anatomica, fisiologica, genetica e biochimica, con andamenti funzionali conservati nel corso della filogenesi.

 

Lorenzo L. Borgia. Differenze reali nella neurofisiologia sessuale fra maschi e femmine sono state rilevate nei roditori. Il ratto maschio, il cui comportamento sessuale sembra essere determinato principalmente dall’attività dell’area preottica mediale dell’ipotalamo e da quella dell’amigdala, si è rivelato un sistema ideale per indagare le basi del desiderio e della prestazione. Barry Everitt e colleghi dell’Università di Cambridge hanno ideato degli esperimenti in grado di verificare l’ipotesi secondo cui il desiderio e la prestazione abbiano basi anatomo-funzionali distinte e separabili. Per rendere concettualmente il setting realizzato dai ricercatori britannici, si è detto che hanno ricreato in proporzioni e termini murini qualcosa di simile al quartiere a luci rosse di Amsterdam. In effetti, ratti maschi sono stati addestrati a premere una leva per ottenere una femmina recettiva con la quale accoppiarsi. Quando questi roditori hanno appreso bene il compito, è stato danneggiato il loro nucleo preottico mediale dell’ipotalamo. Posti nuovamente nella camera in cui potevano premere la leva per far entrare una potenziale partner in estro, i maschi col danno ipotalamico hanno mostrato il solito comportamento di desiderio, premendo la barra come avevano appreso ma, una volta che erano in presenza della compagna, non riuscivano nell’accoppiamento. Ripetendo l’esperimento con altri ratti maschi integri, dopo l’addestramento a procurarsi la partner sessuale, è stata danneggiata la loro amigdala. Con questa lesione, gli animali non sembravano più interessati alle femmine e non premevano più la leva per farle entrare nella loro camera. Tuttavia, se si trovavano in presenza di una femmina recettiva, non esitavano a montarla.

Sulla base di questi risultati, Everitt e il suo gruppo concludevano che il desiderio e la prestazione possono essere dissociati e che, nel ratto maschio, il primo ha la sua base neurobiologica nei neuroni dell’amigdala e la seconda nelle cellule nervose dell’area preottica mediale dell’ipotalamo.

 

Diane Richmond. Ricordo questo lavoro ed altri studi simili, ma non si deve ritenere che nel ratto e in altri roditori il comportamento sessuale abbia una base neurale così semplice e schematica: amigdala per il desiderio, area preottica mediale ipotalamica per la prestazione. Come abbiamo ribadito tante volte, la scomparsa di un’azione o di una risposta derivante dalla distruzione di un’area cerebrale, vuol dire che l’integrità di quell’area è necessaria per quell’atto, ma non che il territorio distrutto sia l’unico generatore dei processi che lo assicurano. L’afasia motoria causata dalla distruzione dell’area di Broca (44 di Brodmann) vuol dire che la produzione di linguaggio verbale richiede l’integrità funzionale di quel territorio della corteccia frontale, non che l’area 44 sia il “centro della parola pronunciata”.

 

Lorenzo L. Borgia. Infatti, il prosieguo della sperimentazione ha evidenziato altri aspetti che suggeriscono una complessità della base neurale degli istinti sessuali nei ratti che richiama quanto rilevato prima dalla professoressa Cardon: il controllo nervoso della sessualità umana ha nella sua organizzazione alcuni elementi che, sia pure in abbozzo, sono già presenti e studiabili nei roditori. Il team di Cambridge, per verificare l’importanza nel comportamento sessuale del circuito a ricompensa che si attiva nelle esperienze di piacere e viene reclutato artificialmente dalle sostanze psicotrope di abuso, ne ha aumentato l’attività nei ratti con la lesione dell’amigdala, ossia nei maschi che avevano perso il desiderio ma conservato la capacità di accoppiarsi. A tale scopo hanno accresciuto l’attività dei sistemi dopaminergici dell’area tegmentale ventrale mediante l’infusione diretta di amfetamina. Il risultato è stato molto significativo: i ratti hanno ripreso a premere la leva per ottenere femmine recettive. Se ne deduce che l’attivazione del sistema a ricompensa è in grado di compensare la mancanza del ruolo dell’amigdala come generatore del desiderio.

Ma è lecito chiedersi: con l’amigdala distrutta e l’attivazione compensatoria di un sistema generico di rinforzo come quello dell’area tegmentale ventrale, si tratta ancora dello stesso desiderio?

 

[continua]

 

Simone Werner

BM&L-01 ottobre 2011

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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