Il feto protegge via placenta il suo cervello dalla deprivazione di cibo

                                                                                                                                           

 

NICOLE CARDON

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno IX - 01 ottobre 2011.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente note di recensione di lavori neuroscientifici selezionati dallo staff dei recensori fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento rientra negli oggetti di studio dei soci afferenti alla Commissione Scientifica.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Il genoma del feto regola la fisiologia e il comportamento materno attraverso la placenta, organo che produce ormoni agenti sull’ipotalamo della madre, proprio mentre nell’abbozzo di cervello fetale si sta sviluppando un nuovo ipotalamo. Kevin D. Broad e Eric B. Keverne dell’Università di Cambridge hanno accertato che molti dei geni che regolano lo sviluppo della placenta, regolano anche l’ipotalamo in corso di sviluppo, e nel topo la coespressione di questi geni è particolarmente alta nei giorni 12 e 13 di vita embrionaria (E12, E13). I due ricercatori hanno studiato la sincronia di espressione di questi geni e la loro regolazione, ed hanno sottoposto il sistema allo stress di un giorno di deprivazione di cibo, verificandone le interessanti conseguenze (Kevin D. Broad & Eric B. Keverne, Placental protection of the fetal brain during short-term food deprivation. Proceedings of the National Academy of Science USA 108 (37), 15237-15241, 2011).

Negli anni recenti, lo studio dell’unità madre-feto ha riservato straordinarie sorprese[1] ed ha evidenziato un grado di reciprocità di regolazione insospettabile solo qualche decennio fa. Ora, lo studio della regolazione della fisiologia materna da parte del genoma del feto, rappresenta una delle frontiere più affascinanti in questo campo e, anche se l’accertamento di tutti i meccanismi molecolari implicati nell’interazione richiederà ancora molto tempo, studi come quello qui recensito forniscono un modello di funzionamento dei geni interessati e delle priorità seguite in una condizione straordinaria come quella prodotta da una temporanea sospensione dell’alimentazione.

L’espressione sincronizzata dei geni che regolano lo sviluppo della placenta e dell’ipotalamo, più alta nei giorni E12 ed E13, è risultata in parte regolata da Peg3[2], anch’esso coespresso durante lo sviluppo nell’ipotalamo e nella placenta nei giorni E12 ed E13.

I ricercatori hanno messo alla prova questa associazione genomica di ipotalamo e placenta, con una deprivazione di cibo della durata di 24 ore. Lo stress da sospensione alimentare di breve termine ha causato una perdita della coespressione genica, principalmente interessando l’espressione placentale dei geni. I due ricercatori hanno anche rilevato che la mancata assunzione di cibo produce una significativa riduzione dell’espressione di Peg3 nella placenta, con conseguenze simili a quelle di molti cambiamenti di geni placentari indotti dalla mutazione di Peg3. Gli autori dello studio hanno rilevato che tale perdita di regolazione genomica non si verifica nell’ipotalamo, dove l’espressione genica di Peg3 incrementa con la deprivazione di cibo.

Dunque, i cambiamenti nell’espressione genica indotti dal deficit alimentare acuto, sono coerenti con il mantenimento da parte del feto dello sviluppo del suo ipotalamo, a costo della sua placenta.

Broad e Keverne osservano che, questo cambiamento indotto verso la de-regolazione genica, nella placenta è associato ad autofagia e turnover ribosomiale che sostengono, nel breve termine, la fornitura di nutrienti all’ipotalamo in sviluppo.

Il complesso dei risultati di questo interessante studio consente di concludere che il feto controlla il proprio destino in “tempi di carestia” mediante il sacrificio a breve termine della placenta.

 

L’autrice della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di lavori di argomento connesso che compaiono nelle “Note e Notizie” (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA” del sito).

 

Nicole Cardon

BM&L-01 ottobre 2011

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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[1] Si veda Note e Notizie 24-11-05 Cellule del feto entrano nel cervello della madre.

[2] Gene maternally imprinted e paternally expressed.