Gli
errori di previsione verbale hanno frequenze specifiche
DIANE RICHMOND
NOTE E
NOTIZIE - Anno IX - 14 maggio 2011.
Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale
di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). La sezione
“note e notizie” presenta settimanalmente note di recensione di lavori
neuroscientifici selezionati dallo staff
dei recensori fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori
riviste e il cui argomento rientra negli oggetti di studio dei soci afferenti
alla Commissione Scientifica, e
notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società
Nazionale di Neuroscienze.
[Tipologia del testo:
RECENSIONE]
L’abilità
di impiegare un codice di scrittura equivalente alla lingua parlata costituisce
uno straordinario strumento per l’accesso sperimentale ai processi di codifica
legati alla percezione visiva ed uditiva. L’impiego di stimoli verbo-grafici,
ossia di lettere e parole scritte, per studiare la previsione cognitiva alla
base dell’inferenza uditiva esercitata nella percezione di uno stimolo
verbo-acustico (parola udita), è prezioso nella ricerca che indaga le basi
elettrofisiologiche di processi che fondano il giudizio percettivo.
Attualmente
si ritiene che le previsioni effettuate mediante processi top-down sono convogliate mediante connessioni retrograde, e gli
errori di previsione sono propagati diffondendosi in avanti attraverso le
gerarchie funzionali della corteccia (predictive
coding theory). Impiegando la magnetoencefalografia (MEG) in soggetti
volontari, Luc Arnal e colleghi dell’École Normale Superiéure di Parigi, del
Centro di Ricerca dell’Istituto del Cervello dell’Università Pierre et Marie
Curie e di altri istituti francesi, hanno rilevato un’interessante dicotomia
funzionale (Arnal L. H., et al. Transition in neural
oscillations reflect prediction errors generated in audiovisual speech. Nature
Neuroscience [Advance online
publication doi:10.1038/nn.2810], 2011).
Negli
esperimenti, la violazione delle previsioni multisensoriali, ha causato un
cambiamento fondamentale e qualitativo, sia nella frequenza che nella distribuzione
spaziale dell’attività
corticale.
Quando gli input di linguaggio visivo correttamente predicevano i segnali di
linguaggio acustico, nelle aree cerebrali
di alto ordine per l’elaborazione del messaggio verbale, si sviluppava un
lento regime delta (δ 3-4 Hz).
In
contrasto, quando i segnali uditivi invalidavano le previsioni inferite
mediante la visione, appariva localmente in un’area
multisensoriale (area STS) un regime accoppiato di bassa
frequenza beta ed alta frequenza gamma (β 14-15 Hz / γ 60-80 Hz).
Tale
cambiamento di frequenza nelle risposte oscillatorie, scalava con il grado
della congruenza audio-visiva e si accompagnava ad aumentata attività gamma
nelle regioni sensoriali di livello di elaborazione inferiore.
Questi
risultati sono coerenti con la nozione che vuole gli errori di previsione bottom-up comunicati prevalentemente nello
spettro delle frequenze alte (gamma), e le previsioni top-down mediate da frequenze
più lente (beta).
L’autrice della nota, che ringrazia la dottoressa Isabella Floriani
per la correzione della bozza, invita alla lettura delle recensioni di
argomento connesso che compaiono nelle “Note e Notizie”.