Una mutazione che causa ictus precoce

 

 

DIANE RICHMOND

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno IX - 09 aprile 2011.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). La sezione “note e notizie” presenta settimanalmente note di recensione di lavori neuroscientifici selezionati dallo staff dei recensori fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento rientra negli oggetti di studio dei soci afferenti alla Commissione Scientifica, e notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società Nazionale di Neuroscienze.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Con maggiore frequenza la patologia cerebrovascolare acuta si manifesta in età avanzata e, nella maggior parte dei casi, ha un’importante componente causale nei fattori di rischio contemplati dai protocolli profilattici. Le alterazioni cerebrovascolari dell’età evolutiva con insorgenza precoce di ictus hanno invece una forte determinante genetica, il cui specifico riconoscimento può consentirci di comprendere meglio i rapporti fra i geni e lo sviluppo dell’encefalo e della sua rete vascolare, fornendo nuovi elementi alla conoscenza fisiologica e patologica del sistema nervoso centrale.

Xin Baozhong e numerosi collaboratori hanno descritto una condizione caratterizzata da cerebropatia vascolare e precoce insorgenza di ictus in 14 individui di una comunità Amish (Old Order Amish)[1], identificando la causa in una mutazione omozigote del gene SAMHD1 che, verosimilmente, codifica un prodotto importante nell’omeostasi vascolare cerebrale e nell’immunoregolazione (Baozhong X., et al. Homozygous mutation in SAMHD1 gene causes cerebral vasculopathy and early onset stroke. Proceedings of the National Academy of Science USA 108 (13), 5372-5377, 2011).

Gli autori dello studio fanno capo a diversi istituti scientifici e reparti di medicina clinica, fra cui i seguenti: DDC Clinic for Special Needs Children, Middlefield (OH); The Clinic for Special Children, Strasburg (PA); Department of Biology, Franklin and Marshall College, Lancaster (PA); Department of Chemistry, Cleveland State University, Cleveland (OH); Department of Pathology, Akron Children’s Hospital (OH).

Il fenotipo si presentava quanto mai eterogeneo, con uno spettro che andava dalla grave disabilità di sviluppo fino a condizioni apparentemente fisiologiche, che permettevano una normale scolarizzazione. Il principale contrassegno era dato dalla cerebropatia vascolare, caratterizzata dal tema comune di stenosi multifocali, aneurismi delle grandi arterie, accompagnati da segni di ischemia cronica, morfologia tipo “moyamoya”[2], ed evidenze di precedenti infarti acuti ed emorragie.

I segni precoci della malattia includevano lieve riduzione della crescita intrauterina, ipotonia infantile e irritabilità, seguite da deficit di accrescimento e bassa statura. Si rilevavano di frequente anche acrocianosi, fenomeno di Raynaud, lesioni ulcerose delle estremità, glaucoma, voce roca e di bassa frequenza, cefalee e lesioni artritiche.

L’insorgenza precoce o il ricorrere di ictus secondari alla cerebropatia vascolare sembravano essere sempre associati ad una evoluzione negativa.

L’elevato livello di Ig, neopterina, TNF-α e velocità di eritrosedimentazione (VES) riscontrato in questi pazienti, suggeriva una patologia immunitaria.

Mediante il mappaggio dell’omozigosi esteso a tutto il genoma, i ricercatori hanno localizzato il gene responsabile: 20q11.22-q12. Il sequenziamento del gene candidato ha consentito di identificare una mutazione omozigotica, nel gene SAMHD1, associata con la condizione patologica: c.1411-2A > G.

La mutazione appariva in corrispondenza dell’introne 12 (sito splice-acceptor), risultando nel salto dell’esone 13, e dava origine ad una proteina aberrante con la delezione, all’interno della sequenza, di 31 aminoacidi. L’immunoblotting ha mostrato la mancanza di espressione della proteina SAMHD1 nelle linee cellulari affette.

In conclusione, si può notare che l’identificazione di questo gene potrebbe aprire una via per la comprensione degli elementi patogenetici che sono in gioco in una parte delle persone che presentano predisposizione genetica alla patologia cerebrovascolare. Anche se la funzione di SAMHD1 non è chiara, il quadro rilevato nei pazienti della comunità Amish suggerisce un ruolo nei meccanismi dell’immunoregolazione e dell’omeostasi cerebrovascolare.

 

L’autrice della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza ed invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che compaiono nelle “Note e Notizie”.

 

Diane Richmond

BM&L-09 aprile 2011

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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[1] Le comunità cristiane di confessione Amish sono delle piccole società chiuse, fortemente endogamiche, con un regime di vita austero che rifugge le comodità derivanti dall’impiego di molte delle moderne tecnologie. La loro radice culturale è nel protestantesimo anabattista: nel 1693 il vescovo Jacob Ammann (da cui Amish) fondò la prima comunità in Svizzera per scisma dai Mennoniti; successivamente il movimento si diffuse negli USA, ed attualmente nell’Ohio ha sede la comunità più grande, ma ve ne sono molte altre, di minori dimensioni, fra cui una alle porte di New York.

[2] Per sindrome “moyamoya”  si intende una condizione patologica caratterizzata da una costrizione di arterie del cervello (particolarmente rami della carotide interna) diversa da quella aterosclerotica, con ostacolo al flusso, anche per trombosi, e dal conseguente sviluppo di circuiti vascolari collaterali, generalmente insufficienti a compensare il difetto di irrorazione e tipicamente deboli strutturalmente, tendenti alla formazione di trombi e al cedimento parietale con conseguenti aneurismi ed emorragie. La visualizzazione radiologica di questo circolo collaterale di compenso presenta immagini che ricordano un “soffio di fumo”, espressione che in lingua giapponese si rende con il termine “moyamoya”.