Individuati i neuroni che mediano la recidiva da eroina  

 

 

DIANE RICHMOND

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno IX - 19 marzo 2011.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). La sezione “note e notizie” presenta settimanalmente note di recensione di lavori neuroscientifici selezionati dallo staff dei recensori fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento rientra negli oggetti di studio dei soci afferenti alla Commissione Scientifica, e notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società Nazionale di Neuroscienze.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Uno dei maggiori problemi nel trattamento dei tossicodipendenti è dato dalla tendenza alla recidiva, che si manifesta quando sembra che sia stata vinta la compulsione all’assunzione, con un lungo periodo scevro da crisi di astinenza[1]. Per comprendere i processi che sono alla base di questa tendenza, si studiano le alterazioni persistenti dell’espressione genica causate dalle sostanze psicotrope d’abuso, le modificazioni della plasticità, i cambiamenti della memoria cellulare e numerosi altri processi connessi con la biologia molecolare dello stato di dipendenza derivato dall’assunzione protratta.

Accanto a questi studi, vi sono quelli che tendono ad individuare la base neurale della ricaduta nello stato compulsivo-dipendente, in termini di popolazioni neuroniche attive nel mediare questo stato. Jennifer M. Bossert e collaboratori afferenti ad uno specifico programma di ricerca intramurale del National Institute on Drug Abuse (parte dell’NIH, USA), hanno impiegato un metodo farmacogenetico per identificare i neuroni attivati da contesti associati all’eroina in grado di determinare la recidiva (Bossert J. M., et al. Ventral medial prefrontal cortex neuronal ensembles mediate context-induced relapse to heroin. Nature Neuroscience [advance online publication doi:10.1038/nn.2758], 2011).

L’eroina o diacetil-morfina fu ottenuta in laboratorio verso la fine dell’Ottocento, per sintesi chimica a partire dalla morfina, paradossalmente nel tentativo di ottenere un sedativo della tosse sprovvisto della proprietà di indurre la dipendenza e gli altri effetti indesiderati e tossici della morfina[2]. Come è noto, i tre tipi di recettori per gli oppioidi delle trattazioni classiche sono μ, δ e κ, ai quali si deve aggiungere N/OFQ[3]. Il legame al recettore μ è responsabile degli effetti di rinforzo di eroina e morfina, attraverso un’inibizione neuronica che si effettua mediante l’accoppiamento con proteine Gi o Go che determinano inibizione dei canali del calcio ed apertura dei canali del potassio[4]. L’assunzione cronica di eroina determina complessi adattamenti nella segnalazione dei recettori oppioidi, in particolare l’upregulation della via del secondo messaggero AMP-ciclico[5]. Infine, è opportuno ricordare che l’intenso sconvolgimento delle funzioni fisiologiche legate al piacere e alla motivazione, prodotto dall’assunzione protratta di eroina, è in gran parte dovuto al fatto che il sistema endogeno degli oppioidi è parte integrante del circuito a ricompensa naturale[6].

Le conoscenze attuali di neurobiologia della dipendenza da eroina propongono un quadro che rende le ricadute estremamente probabili e il cambiamento di assetto funzionale difficilmente modificabile con un breve apprendimento comportamentale condizionato. Tuttavia, manca una conoscenza precisa, in termini di attività di popolazioni neuroniche, della neurofisiologia del ritorno alla ricerca della sostanza per effetto di evocazione.

Bossert e collaboratori, in un ratto che costituisce un modello sperimentale per lo studio della recidiva nella dipendenza da eroina, hanno impiegato il metodo farmacogenetico delle iniezioni di Daun02 per inibire selettivamente i neuroni attivati, allo scopo di identificare le cellule rese attive dal contesto associato all’eroina. In tal modo, hanno identificato una popolazione neuronica irregolarmente distribuita nella corteccia prefrontale ventro-mediale. La selettiva inattivazione farmacogenetica di queste cellule nervose aboliva la recidiva della dipendenza da eroina indotta dal contesto.

La sperimentazione, per il cui dettaglio si rimanda alla lettura del lavoro originale, ha evidenziato che un piccolo subset di neuroni corticali della regione prefrontale ventro-mediale forma insiemi che codificano le associazioni apprese fra la ricompensa costituita dall’eroina e i contesti associati all’esperienza percettiva della sostanza. A conferma della corretta identificazione in relazione al ruolo funzionale, la riattivazione di questi insiemi di neuroni durante l’astinenza, da parte di contesti associati alla diacetilmorfina, ha causato la ricaduta nella dipendenza con il comportamento di ricerca spasmodica della sostanza psicotropa.

 

L’autrice della nota ringrazia la dottoressa Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che compaiono nelle “Note e Notizie”.

 

Diane Richmond

BM&L-19 marzo 2011

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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[1] La crisi di astinenza non si verifica con tutte le sostanze, ma è caratteristica della cosiddetta dipendenza fisica da oppiati, alcool etilico e barbiturici.

[2] La morfina è l’alcaloide fenantrenico dell’oppio, nome che si dà al lattice che fuoriesce dalle incisioni praticate sulle capsule immature di Papaver somniferum. Il 10% del peso dell’oppio è costituito da morfina. L’eroina e la morfina sono definite oppiati, termine col quale si indicano le molecole della famiglia chimica degli alcaloidi estratti dall’oppio. Oppioidi è un termine più estensivo che include tanto gli oppiati ottenuti per estrazione vegetale e sintesi chimica, quanto i peptidi oppioidi endogeni biosintetizzati dall’organismo e ligandi naturali dei recettori, quali encefaline, endorfine, dinorfine ed endomorfine (si veda in G. Perrella, Appunti di Neurochimica. BM&L, Firenze 2006).

[3] N/OFQ ha bassa affinità per i ligandi oppioidi più noti ed alta affinità per l’orfanina o nocicettina, il suo specifico ligando endogeno che sembra modulare gli effetti degli oppioidi.

[4] Attraverso questa ed altre vie di segnalazione a valle, i recettori degli oppioidi modulano la plasticità sinaptica e l’espressione genica (si veda in G. Perrella, Appunti di Neurochimica. BM&L, Firenze 2006).

[5] Il locus coerules ha costituito un sistema modello per lo studio della upregulation della via dell’adenosinmonofosfato ciclico (v. G. Perrella, op. cit.).

[6] In condizioni naturali, tale sistema costituisce un rinforzo per la riproduzione e l’alimentazione, e non si attiva in condizioni di refrattarietà sessuale e sazietà alimentare.