Un rapporto fra zinco e memoria ippocampale

 

 

NICOLE CARDON & GIUSEPPE PERRELLA

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno IX - 05 marzo 2011.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). La sezione “note e notizie” presenta settimanalmente note di recensione di lavori neuroscientifici selezionati dallo staff dei recensori fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento rientra negli oggetti di studio dei soci afferenti alla Commissione Scientifica, e notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società Nazionale di Neuroscienze.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Sembra sufficientemente provato che una dieta carente di zinco[1] sia in grado di causare disturbo o danno delle funzioni mnemoniche, ma i meccanismi molecolari responsabili di questo effetto sono ancora ignoti.

Il catione bivalente Zn++ è, fra gli elementi essenziali che si rilevano in tracce nell’analisi chimica dell’organismo, uno dei più abbondanti, ed essendo cofattore enzimatico e partecipe di processi di base della biologia cellulare, ha letteralmente una miriade di ruoli funzionali. Sebbene, come è noto, la massima parte dello zinco presente negli organismi animali è saldamente legata a proteine, vi è un pool di Zn++, nel proencefalo dei mammiferi, selettivamente immagazzinato nei neuroni glutammatergici, che costituiscono anche una specifica fonte di emissione del catione mediante il rilascio. Infatti, lo zinco chelabile è concentrato nelle vescicole sinaptiche di queste cellule nervose e, per effetto del potenziale d’azione, è emesso con l’esocitosi del glutammato.

In proposito, ricordiamo che lo zinco rilasciato nel corso del processo di neurotrasmissione ha potenzialità di interazione con molte molecole sinaptiche, fra cui i recettori del glutammato e i canali ionici regolati dal voltaggio. Numerosi esperimenti hanno poi dimostrato la capacità del metallo di modulare la plasticità sinaptica. La contemporanea azione di modulazione esercitata sull’attività dei canali ionici e sulla plasticità sinaptica, ha suggerito a molti ricercatori che lo zinco possa avere un ruolo fondamentale nei meccanismi molecolari della memoria e dell’apprendimento.

Tale ipotesi è stata sottoposta a verifica, impiegando topi geneticamente modificati con la delezione di un’importante molecola trasportatrice dello zinco (ZnT3), essenziale per l’accumulo nelle vescicole sinaptiche.

I primi risultati non sembravano confermare il ruolo dello zinco nei meccanismi della memoria. Infatti, si rilevò che i topi knockout per ZnT3, pur perdendo la funzione di captazione vescicolare del metallo, quella di rilascio con la neurotrasmissione, e presentando concentrazioni del catione nel proencefalo a livelli non rilevabili, non mostravano compromissione della capacità di apprendimento e di funzioni mnemoniche e senso-motorie. Ma studi successivi più accurati, condotti mediante l’analisi dettagliata di prestazioni legate a memorie emozionali e la valutazione nel tempo dell’involuzione cognitiva, hanno rivelato che i topi privi di funzione ZnT3 presentano deficit nella memoria della paura appresa e, con l’invecchiamento, vanno incontro ad un più rapido declino della memoria spaziale.

A questo punto delle conoscenze, giungono i risultati di uno studio bene impostato e condotto da Carlos Sindreu, Richard D. Palmiter e Daniel R. Storm, i quali hanno accertato, mediante l’identificazione di un meccanismo molecolare, un ruolo essenziale di ZNT3 (Sindreu C., et al. Zinc transporter ZnT-3 regulates presynaptic Erk1/2 signaling and hippocampus-dependent memory. Proceedings of the National Academy of Science USA 108 (7), 3035-3040, 2011).

Gli autori lavorano presso il Department of Pharmacology, Department of Biochemistry and The Howard Hughes Medical Institute, University of Washington, Seattle.

Gli esiti della sperimentazione suggeriscono l’importanza della proteina trasportatrice nell’omeostasi dello zinco che modula la segnalazione legata a MAPK. Ma vediamo, in estrema sintesi, i punti principali.

 

Topi mancanti di ZnT3 presentavano, nei terminali delle fibre muscoidi dell’ippocampo:

1)      una ridotta attivazione di Erk1/2 MAPK;

2)      disinibizione dell’attività zinco-sensibile della MAPK tirosina fosfatasi;

3)      compromissione della segnalazione MAPK durante l’apprendimento dipendente dall’ippocampo.

 

È stato poi verificato che per l’effetto dello zinco sull’attività di MAPK e fosfatasi, nel compartimento presinaptico, è richiesta esocitosi dipendente dall’attività.

Lo studio comportamentale della prestazione dei topi ZnT3-knockout a prove standard, ha rivelato un deficit completo nella discriminazione contestuale e nella memoria di funzionamento spaziale (spatial working memory).

Infine, nei topi di controllo a genotipo naturale, è stato osservato che il blocco locale dello zinco o di MAPK nella via delle fibre muscoidi dell’ippocampo compromette la discriminazione contestuale.

In conclusione, i risultati ottenuti da Sindreu e colleghi indicano l’importanza del trasportatore ZnT3 per l’omeostasi dello zinco che, attraverso la modulazione della segnalazione MAPK presinaptica, contribuisce ai processi della memoria dipendente dall’ippocampo.

 

Gli autori della nota invitano alla lettura delle recensioni dei lavori originali di argomento connesso che compaiono nella sezione “Note e Notizie”.

 

Nicole Cardon & Giuseppe Perrella

BM&L-05 marzo 2011

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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[1] Il rischio di una carenza dietetica di zinco è virtualmente assente nei paesi più ricchi e sviluppati. Anche se si cita spesso l’alta concentrazione contenuta nelle ostriche, non è necessario fare ricorso ad alimenti particolari per un adeguato apporto di zinco con la dieta, perché è presente in quote proporzionalmente abbondanti nelle carni (manzo, vitello, agnello, maiale, insaccati, ecc.), nei cereali, nel germe di grano, nel latte, nei funghi, nei pinoli, nel lievito di birra, nei semi di zucca, nel basilico, nel prezzemolo, nei fagioli, nei formaggi, nel cioccolato fondente e, in generale, nel cacao, ecc.

Lo zinco (Zn) è un metallo di colorito grigio-azzurrognolo che appartiene alla serie dei metalli di transizione, così identificato dalla collocazione nella tavola periodica: gruppo 12, periodo 4, blocco d. Ha peso atomico 65,409 (uma, unità di massa atomica). Solido a temperatura ambiente, è un metallo moderatamente reattivo che si combina con l’O2 ed altri non-metalli e reagisce con acidi diluiti generando idrogeno. Il suo unico stato di ossidazione è + 2. In neuroscienze è citato spesso per gli studi chimici sulle metalloproteasi, classe di enzimi cui appartiene la rame/zinco superossido dismutasi 1 o Cu/Zn SOD1 o semplicemente SOD1, che presenta mutazioni nel 2% dei casi di sclerosi laterale amiotrofica (SLA).