Basi sinaptiche del deficit di attenzione da nicotina

 

 

ROBERTO COLONNA

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno IX - 26 febbraio 2011.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). La sezione “note e notizie” presenta settimanalmente note di recensione di lavori neuroscientifici selezionati dallo staff dei recensori fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento rientra negli oggetti di studio dei soci afferenti alla Commissione Scientifica, e notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società Nazionale di Neuroscienze.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

È noto che i fumatori di tabacco, sfruttando l’azione neurostimolante e nootropa della nicotina, cui si aggiunge una quota imprecisata di effetto placebo o di suggestione, impiegano il fumo allo scopo di aumentare la concentrazione su un compito, su un’attività o su un oggetto di elaborazione mentale. È meno noto che l’esposizione alla nicotina, e in generale al fumo di tabacco, durante l’adolescenza, è causa di deficit dell’attenzione e di altri disturbi cognitivi che si manifestano nelle età successive[1].

È stato accertato che la nicotina e il fumo di tabacco che la contiene, sono in grado di disturbare la maturazione fisiologica della corteccia prefrontale nel corso dello sviluppo post-natale dell’età puberale ed adolescenziale; è questa alterazione dello sviluppo corticale la causa del danno cognitivo che si manifesta nell’adulto. Le basi patogenetiche cellulari e molecolari del disturbo della maturazione che compromette l’attenzione non sono ancora note, ma ora sono state indagate da Danielle Counotte del Center for Neurogenomics and Cognitive Research, University of Amsterdam (Olanda) e colleghi provenienti da altri istituti dello stesso ateneo (Counotte D. S., et al. Lasting synaptic changes underlie attention deficits caused by nicotine exposure during adolescence. Nature Neuroscience [Advance online publication doi:10.1038/nn.2770], 2011).

Ricordiamo che la nicotina è responsabile dell’alto rischio di dipendenza che si corre nel consumare prodotti del tabacco: diventa dipendente il 30% di tutti coloro che sperimentano il fumo e, più dell’80% di coloro che tentano di smettere, ricade entro un anno nell’abitudine viziosa. La nicotina è un agonista del recettore nicotinico dell’acetilcolina (nAChR), la cui attivazione depolarizza la cellula-bersaglio. I recettori nACh sono costituiti da cinque subunità che circondano un canale ionico centrale; dodici diverse subunità sono espresse nel sistema nervoso. Gli nAChR esistono in tre stati di conformazione: chiuso, aperto e desensibilizzato. La lunga e prolungata esposizione ad agonisti, come accade nell’abitudine al fumo, determina desensibilizzazione. Una sede critica per l’azione della nicotina è l’area tegmentale ventrale (VTA, da ventral tegmental area).

Lo studio epidemiologico delle persone affette da tabagismo ha rivelato da tempo che coloro che hanno cominciato a fumare in età adolescenziale hanno minori probabilità di riuscire a smettere definitivamente, rispetto a coloro che hanno sviluppato l’abitudine viziosa in età adulta[2], suggerendo un’interessante differenza fra gli effetti della nicotina sul cervello immaturo e su quello maturo, in termini di dipendenza.

I ricercatori olandesi hanno condotto una sperimentazione su ratti in giovane età e su animali di controllo, accertando che l’esposizione dei roditori adolescenti alla nicotina induceva disturbi persistenti dell’attenzione e riduceva la proteina mGluR2 e la funzione sui terminali presinaptici delle sinapsi glutammatergiche della corteccia prefrontale.

La conferma del meccanismo molecolare che si può dedurre da questi esiti sperimentali, è venuta dall’esperimento in vivo di ripristino dell’attività di mGluR2, mediante l’infusione locale di un agonista di gruppo II di questo recettore, in ratti adulti con disturbi dell’attenzione, che avevano ricevuto nicotina da adolescenti: l’agonista era pienamente in grado di eliminare i disturbi attentivi dei roditori.

 

L’autore della nota invita alla lettura delle recensioni di lavori originali di argomento connesso che compaiono nella sezione “Note e Notizie”.

 

Roberto Colonna

BM&L-26 febbraio 2011

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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[1] Non è superfluo ricordare che, nelle trattazioni di neuropsicofarmacologia classica, alla nicotina, descritta come una molecola a prevalente azione sottocorticale con minori effetti nelle sedi corticale e spinale, era attribuita un’azione prima stimolante e poi deprimente di tutto il nevrasse.

[2] L’atteggiamento e il comportamento compulsivo, nella dipendenza da nicotina, hanno una base nella plasticità delle sinapsi glutammatergiche agenti sui neuroni dopaminergici dell’area tegmentale ventrale mesencefalica (VTA, da ventral tegmental area), implicata nella mediazione della gratificazione e nei processi alla base della dipendenza da sostanze psicotrope (Si veda Note e Notizie 23-10-10 La nicotina aumenta la scarica di dopamina nel sistema a ricompensa mediante plasticità glutammatergica).