Il piacere indotto dalla musica ha basi neurali specifiche

 

 

NICOLE CARDON

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno IX - 15 gennaio 2011.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). La sezione “note e notizie” presenta settimanalmente note di recensione di lavori neuroscientifici selezionati dallo staff dei recensori fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento rientra negli oggetti di studio dei soci afferenti alla Commissione Scientifica, e notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società Nazionale di Neuroscienze.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Gli affetti positivi generati dall’ascolto della musica sono oggetto di studio da parte di numerosi gruppi di ricerca e di istituti scientifici specificamente dedicati alla neuroscienza del suono e dell’esperienza musicale. E’ noto che la musica può generare piacere attivando sistemi neuronici implicati nella mediazione di sensazioni edoniche, ma sono ancora da chiarire molti aspetti delle basi neurofunzionali delle risposte affettivo-emozionali ai suoni modulati. Ad esempio, non è noto se sono diversi i circuiti che mediano l’anticipazione da quelli implicati nelle sensazioni provate all’acme dell’esperienza emozionale durante l’ascolto. Uno dei massimi esperti di neurobiologia della musica, ossia Robert Zatorre della McGill University di Montreal, con Valorie Salimpoor ed altri collaboratori, in uno studio in corso di pubblicazione, ha accertato un’importante differenza neurofisiologica fra l’anticipazione e l’esperienza emotiva dell’ascolto (Salimpoor V. N., et al. Anatomically distinct dopamine release during anticipation and experience of peak emotion to music. Nature Neuroscience [Epub ahead of print doi:10.1038/nn2726] 2011).

Attingiamo ad una rassegna dei maggiori studi sugli effetti neurobiologici e psicologici della musica per fornire qualche elemento introduttivo allo studio qui recensito[1].

Nel 1991 John Sloboda e collaboratori accertarono che l’80% di un campione di volontari presentava risposte fisiche misurabili alla musica, fornendo le prime prove scientificamente certe di effetti legati alla modulazione acustica sonora e non alla semplice risposta all’azione meccanica delle vibrazioni. In uno studio, condotto da Joak Panksepp e colleghi nel 1995, il gradimento della musica nel 70% di un campione molto numeroso era dovuto all’evocazione di emozioni e sentimenti in grado di generare stati d’animo piacevoli e tali da far desiderare la ripetizione dell’esperienza. La stretta corrispondenza fra un motivo musicale ed una risposta cerebrale non era stata provata fino al 1997, quando Carol Krumhansl ed altri rilevarono e dimostrarono che a ciascun tipo di musica proposta all’ascolto corrispondeva uno specifico pattern neurofunzionale.

Nel 2001 Anne Blood e Robert Zatorre identificarono due diversi sistemi di neuroni nella mediazione delle emozioni suscitate dalla musica. Blood e Zatorre condussero esperimenti per verificare l’evocazione di emozioni diverse, legate rispettivamente all’esperienza della consonanza e della dissonanza, e l’eventuale mediazione da parte di specifici sistemi neurali. Sulla base dei risultati ottenuti in precedenti studi, furono proposte ai volontari, come stimoli gradevoli, frequenze che, suonate simultaneamente, formano un intervallo di quinta perfetta (un Do medio e un Sol medio, ratio 2:3), mentre, in qualità di stimoli sgradevoli, frequenze della stessa nota che, accoppiate, stridono (ratio 17:18). Gli stimoli gradevoli attivavano un’area della corteccia orbito-frontale dell’emisfero destro, legata al cosiddetto sistema a ricompensa mediatore del piacere, ed un territorio situato subito sotto il corpo calloso. Gli stimoli sonori sgradevoli determinavano l’attivazione della circonvoluzione paraippocampica di destra[2].

Il procedere della ricerca, negli ultimi anni, ha accertato che uno stimolo astratto come la musica[3] può generare euforia e desiderio paragonabili a quelli indotte da molecole che implicano l’intervento del sistema dopaminergico striatale. Zatorre e colleghi, in questo studio, hanno indagato la risposta dopaminergica nel sistema dei nuclei del corpo striato (nn. caudato e lenticolare) in corrispondenza del picco di attivazione emotiva indotto dall’ascolto musicale.

Sfruttando la specificità neurochimica della tomografia ad emissione di positroni (PET) con l’impiego di [11C]raclopride, combinata con misure psicofisiologiche dell’attività del sistema nervoso autonomo, i ricercatori hanno accertato un picco di rilascio di dopamina nell’area del corpo striato, proprio in coincidenza con l’acme emotiva generata dalla musica negli ascoltatori.

Zatorre e collaboratori hanno poi studiato l’evoluzione temporale della scarica dopaminergica collegata con il piacere indotto dalla musica. A tale scopo hanno impiegato la risonanza magnetica funzionale (fMRI) negli stessi ascoltatori e con la stessa stimolazione uditiva.

Lo studio mediante neuroimaging funzionale ha rivelato due diversi schemi di attività:

1)      nella fase di anticipazione è risultata prevalente l’attività dei neuroni del nucleo caudato;

2)      durante la risposta emotiva e neurovegetativa indicante il punto di massimo piacere indotto dall’ascolto, prevaleva l’attivazione delle cellule del nucleo accumbens.

 

Complessivamente i risultati ottenuti in questo studio indicano che il piacere indotto dalla musica può portare al rilascio di dopamina da parte dei neuroni dello striato e che le fasi di anticipazione e di più intensa risposta emotiva sono mediati da vie anatomicamente distinte. Senz’altro si tratta di un altro piccolo ma importante passo in avanti nella conoscenza della neurofisiologia dell’esperienza della musica.

 

L’autrice della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di lavori originali di argomento connesso che compaiono nella sezione “Note e Notizie”.

 

Nicole Cardon

BM&L- 15 gennaio 2011

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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[1] Nel quadro del “Seminario sulla Felicità di BM&L” del 2006-2007, gli effetti della musica sullo stato affettivo e sulle emozioni umane furono oggetto di incontri di approfondimento monografico, nel corso dei quali il professor Perrella propose una rassegna esaustiva dei maggiori studi condotti in questo campo. Negli anni seguenti, lo stesso presidente della Società Nazionale di Neuroscienze, ha provveduto ad aggiornare la review presentando i nuovi dati al “Seminario sull’Arte del Vivere”.

[2] Per ulteriori dettagli si rimanda a G. Perrella, Musica e Gioia, BM&L-Italia, Firenze 2007 (testo della prima relazione sulle basi neurali della risposta psichica e psico-fisica, presentata in ppt agli incontri del gruppo di studio di BM&L sulla felicità). Una trattazione rigorosa e dettagliata dei risultati pionieristici della ricerca sugli effetti della musica sui processi psichici si trova in Peretz I. & R. J. Zatorre (editors) The Cognitive Neuroscience of Music. Oxford University Press, 2003.

[3] A differenza degli effetti diretti sull’organismo delle vibrazioni sonore (si veda, ancora, G. Perrella, op. cit., 2007), gli effetti della musica sono la conseguenza di una specifica elaborazione cognitiva delle informazioni sensoriali giunte all’area 41 della corteccia lobo temporale o area uditiva primaria. In altri termini si vuole intendere, con Zatorre e colleghi, che è l’astrazione interpretativa dei segnali acustici quali musica - in questo senso costituendo uno “stimolo astratto” - a determinare gli effetti.