Amigdala
e rischio di essere predati cercando il cibo
DIANE RICHMOND
NOTE E
NOTIZIE - Anno IX - 15 gennaio 2011.
Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale
di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). La sezione
“note e notizie” presenta settimanalmente note di recensione di lavori
neuroscientifici selezionati dallo staff
dei recensori fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori
riviste e il cui argomento rientra negli oggetti di studio dei soci afferenti
alla Commissione Scientifica, e
notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società
Nazionale di Neuroscienze.
[Tipologia del testo:
RECENSIONE]
Gli
animali alla ricerca del cibo negli ambienti naturali devono affrontare
continuamente il rischio di imbattersi in predatori che possono attentare alla loro
vita, per tale ragione hanno sviluppato un complesso di specifici processi di
segnalazione, allarme e risposta, che costituisce un adattamento di base per la
sopravvivenza. Come è noto, la paura rappresenta una sorta di
meccanismo di protezione aspecifico, universalmente presente nel mondo animale
e in grado di favorire l’allontanamento da una condizione di minaccia per
l’integrità. Si ritiene che l’evoluzione dei sistemi neurali che mediano le
risposte di freeze e flight (parte della reazione a
corto-circuito di base detta fight or
flight, ossia “attacco o fuga”), sia prevalentemente da ascriversi al gioco
di forze biologiche che hanno agito bilanciando il bisogno di risorse primarie
con il rischio di essere predati.
Il
ruolo dell’amigdala[1] nella mediazione della paura, con
i suoi patterns di attivazione
fisiologica, fa dell’attività dei sistemi neuronici di questo complesso nucleare
il centro dell’interesse sperimentale per la comprensione del comportamento dei
mammiferi nel procurarsi il cibo evitando il pericolo di essere aggrediti.
Tuttavia, fino ad oggi, i risultati sperimentali sono stati limitati dalla
difficoltà tecnica di quantificare l’interazione preda-predatore con predatori
reali e, perciò, per definizione imprevedibili. Allo scopo di superare questo
ostacolo, June-Seek Choi e Jeansok J. Kim, hanno impiegato un robot-predatore in un ambiente seminaturale, ottenendo dati di notevole
rilievo (Choi J-S & Kim J. J., Amygdala
regulates risk of predation in rats foraging in a dynamic fear environment. Proceedings of the National Academy of
Sciences USA 107 (50), 21773-21777,
2010).
June-Seek
Choi lavora presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Seoul
(Corea del Sud), mentre Jeansok J. Kim afferisce al Program in Neurobiology and
Behavior, University of Washington (Seattle, USA).
E’
stato creato un microambiente sperimentale con alcune caratteristiche degli
ambienti naturali, per consentire ai ratti impiegati negli esperimenti di porre
in essere il comportamento di ricerca ed assunzione del cibo in condizioni di
esposizione al rischio di essere predati. E’ stata osservata e studiata la
fenomenica comportamentale dei roditori quando, impegnati nel procurarsi
l’alimento, dovevano fare fronte all’attacco del predatore artificiale,
costituito da un robot specificamente programmato per agire in modo da simulare
le azioni in grado di evocare le risposte generate in condizioni naturali.
Inizialmente,
per effetto dell’attacco del robot, i ratti fuggivano raggiungendo
immediatamente, con la loro straordinaria velocità, la tana, dove esprimevano
pienamente la reazione di freezing,
indice di paura caratterizzato da immobilità e staticità espressiva.
Successivamente, si aveva un mutamento dell’atteggiamento degli animali che, pur
non rinunciando a tentare la sortita, divenivano estremamente cauti,
avvicinando ed afferrando il cibo con un’estensione dell’azione in proporzione
diretta del decremento della distanza tana-cibo ed aumento della distanza
cibo-robot.
Sono
stati condotti due tipi di esperimenti per accertare il ruolo dell’amigdala: 1)
inattivando e ledendo il complesso nucleare amigdaloideo,
in modo da escluderne la partecipazione fisiologica, e 2) disinibendo l’attività dei neuroni appartenenti a questa formazione
per esaltarne la funzione.
Nel
primo caso, l’assenza di paura consentiva ai roditori di procurarsi più cibo di
quanto riuscissero ordinariamente a fare con l’integrità della struttura
limbica e la minaccia del predatore artificiale. Nel secondo caso, l’eccesso di
risposta emozionale determinava una riduzione ulteriore, rispetto agli
esperimenti iniziali, della quantità di alimento afferrata dai ratti.
Su
questa base si può ipotizzare che, nelle condizioni di vita naturali, l’amigdala
svolga un ruolo di regolazione bidirezionale del comportamento di ricerca del
cibo.
L’autrice della nota ringrazia la dottoressa Isabella
Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni
di lavori originali sui ruoli funzionali dell’amigdala che compaiono nella
sezione “Note e Notizie”.
[1] Per una sintetica descrizione anatomo-funzionale dell’amigdala si veda in Note e Notizie 18-12-10 Amigdala centrale quale sede della segnalazione delle omissioni, e un brano di una relazione del presidente della Società Nazionale di Neuroscienze, Giuseppe Perrella, in Note e Notizie 20-11-10 Basi cerebrali della psicopatia, un disturbo ignorato dal DSM – quarta parte.