Identificato
il trascrittoma che regola lo sprouting
dopo ictus
DIANE RICHMOND
NOTE E
NOTIZIE - Anno VIII - 13 novembre 2010.
Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale
di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). La sezione
“note e notizie” presenta settimanalmente note di recensione di lavori
neuroscientifici selezionati dallo staff
dei recensori fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori
riviste e il cui argomento rientra negli oggetti di studio dei soci afferenti
alla Commissione Scientifica, e
notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società
Nazionale di Neuroscienze.
[Tipologia del testo:
RECENSIONE]
La
malattia cerebrovascolare acuta che prende il nome di ictus (stroke) causa un danno
encefalico con manifestazioni cliniche e gravità dipendenti dalla sede e
dall’entità di possibili eventi causali che possono schematizzarsi come segue:
1) un processo intrinseco al vaso come nel caso dell’aterosclerosi,
della lipoialinosi, dell’infiammazione, della formazione di depositi di
amiloide, di aneurismi dissecanti (traumatici o spontanei), delle dilatazioni
da aneurismi, delle malformazioni di sviluppo[1];
2) un processo originato a distanza come nel caso di un embolo
proveniente dal cuore o dalla circolazione extracranica che va ad incunearsi
nei vasi intracranici; 3) una diminuzione
della pressione di perfusione o un aumento della viscosità del sangue che causa una
insufficienza dell’irrorazione distrettuale dipendente da un vaso cerebrale; 4)
la rottura di un vaso nello spazio subaracnoideo o nella
compagine del tessuto cerebrale. A questo elenco si aggiunge l’origine traumatica, che più frequentemente da luogo ad ictus emorragico, e
quella neoplastica, più spesso causa di ischemia da
compressione. Anche se potenzialmente l’ictus cerebrale, considerato nel
complesso di tutte le sue forme eziopatogenetiche, può colpire in ogni epoca
della vita, di fatto la sua epidemiologia lo configura come una malattia legata all’età: negli USA il 5% della popolazione di età superiore ai 65
anni è colpita da ictus almeno una volta. Per questo, lo studio dei processi
che consentono il recupero post-ictale nell’età più colpita assume la massima
importanza.
In
uno studio molto interessante, Li e collaboratori hanno identificato un
programma di crescita neuronica che differisce per età e fase temporale (Li S., et al.
An
age-related sprouting transcriptome provides molecular control of axonal
sprouting after stroke. Nature Neuroscience
[Epub ahead of print doi:10.1038/nn.2674], 2010).
Il
recupero funzionale dopo ictus ischemico è associato allo sprouting assonico nella corteccia adiacente l’infarto, ossia allo sviluppo
di nuovi terminali come germogli (sprouts)
che nascono dal neurite delle cellule nervose site nelle aree immediatamente
circostanti il tessuto andato in necrosi per il deficit di irrorazione. Il
programma molecolare che induce neuroni corticali maturi a dare origine a nuove
connessioni con fine vicariante, non è noto. I ricercatori, prevalentemente
afferenti al Department of Neurology, David Geffen School of Medicine at
University of California in Los Angeles (UCLA), hanno selettivamente isolato
neuroni che danno origine ad una nuova connessione corticale dopo l’evento
cerebrovascolare acuto ed hanno comparato il profilo
di espressione del
loro intero genoma con quello dei neuroni adiacenti
che non davano luogo a nuove giunzioni.
Questo
sprouting
transcriptome
sembra identificare un programma di crescita neuronica basato sull’attività di
un insieme costituito da fattore di crescita, adesione cellulare, guida
assonica e molecole modificanti il citoscheletro. Tale insieme differiva per
età e fase temporale.
Acquisizione
e perdita di funzione in tre distinte classi funzionali hanno dimostrato nuovi
ruoli per queste proteine nella regolazione
epigenetica dello sprouting assonico, nella dipendenza
della sopravvivenza dei neuroni dal fattore
di crescita e, nei
topi anziani, nella paradossale iper-regolazione dei recettori per l’efrina e la mielina nei neuroni che presentavano sprouting.
Questo
programma genetico di crescita suggerisce l’esistenza di differenze nei
meccanismi molecolari alla base del differente andamento del recupero
funzionale in relazione all’età, ed indica nuovi obiettivi molecolari per la
terapia.
L’autrice della nota ringrazia la dottoressa Floriani per
la correzione della bozza ed invita alla lettura dei numerosi scritti di
argomento connesso che compaiono sue questo sito e, in particolare, delle
recensioni di lavori originali nella sezione “NOTE E NOTIZIE”.