L’Allen Human Brain Atlas va alla radice della mente e dei suoi disturbi

 

 

DIANE RICHMOND

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno VIII - 13 novembre 2010.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). La sezione “note e notizie” presenta settimanalmente note di recensione di lavori neuroscientifici selezionati dallo staff dei recensori fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento rientra negli oggetti di studio dei soci afferenti alla Commissione Scientifica, e notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società Nazionale di Neuroscienze.

 

 

[Tipologia del testo: SINTESI DI UNA RELAZIONE]

 

All’inizio di questo decennio, Paul G. Allen, filantropo e co-fondatore della Microsoft, raccolse intorno a sé alcuni fra i maggiori esperti di neuroscienze, genomica e biologia molecolare, perché definissero un progetto finalizzato ad incidere su tutto il campo delle scienze del cervello, determinando un salto qualitativo decisivo per ottenere un’accelerazione nel progredire delle conoscenze sulle radici molecolari della fisiologia e della patologia dell’encefalo. Per giungere al risultato sperato si tennero, a partire dal 2001, degli incontri volti a discutere ed elaborare in forma critica e costruttiva varie proposte.

L’idea che raccolse i maggiori consensi fu la realizzazione di una mappa tridimensionale dell’attività di tutti i geni conosciuti in tutte le aree dell’encefalo. Se resa accessibile online, tale mappa avrebbe consentito a tutti i ricercatori interessati al ruolo di un particolare gene o gruppo di geni di disporre di un quadro completo di attivazione e co-attivazione in rapporto con la topografia funzionale. In tal modo, ogni ricerca genetica su una funzione dell’encefalo o sulle cause di un disturbo mentale, si sarebbe potuta subito orientare, ragionando in base ad uno straordinario repertorio tridimensionale di tavole di correlazione localizzazione/espressione, costantemente aggiornato ed arricchito di particolari.

L’idea apparve subito straordinaria: un progetto scientifico che, partendo dall’impresa biotecnologica che aveva appena ultimato la decodifica della mappa dei loci genici umani (Human Genome Project), sarebbe andato oltre le possibilità di tutti i maggiori laboratori, fornendo una solida cornice di riferimento ad ogni ipotesi neurogenetica, così accelerando in maniera decisiva il ritmo delle scoperte e la profondità della loro interpretazione.

Nel 2003, con il generoso finanziamento di 100 milioni di dollari, Paul Allen vara l’impresa fondando a Seattle l’Allen Institute for Brain Science che avrebbe consentito di realizzare l’Allen Human Brain Atlas.

Concordemente, i ricercatori decisero che il primo grande passo per questa titanica impresa sarebbe stata la realizzazione di un Mouse Brain Atlas che avrebbe consentito di definire il metodo di lavoro, valutare tutte le difficoltà, standardizzare le procedure e, soprattutto, fornire alla comunità neuroscientifica un primo straordinario strumento di verifica del proprio lavoro. La maggior parte delle ricerche sulla fisiologia e la patologia dell’encefalo, da quelle volte a comprendere meccanismi molecolari a quelle che sperimentano farmaci, sono infatti condotte su cervelli murini, perché il topo condivide con gli altri mammiferi, uomo compreso, l’organizzazione funzionale del sistema nervoso centrale, e il 90% dei suoi geni ha un corrispettivo nel nostro patrimonio. In proposito si può fare un’osservazione, utile soprattutto a coloro che hanno un’idea ingenuamente deterministica del genoma: il topo presenta approssimativamente 20.000 geni come l’uomo, pertanto la complessità del nostro cervello e le dimensioni della sua corteccia sono conseguenza più della qualità dei processi epigenetici di sviluppo che della quantità degli ingredienti genetici di base.

Quanto sarebbe durato questo primo fondamentale passo per giungere all’atlante umano?

Nel 2003 un genetista, impegnato a pieno ritmo in un laboratorio di ricerca all’avanguardia, avrebbe impiegato circa cinque anni per realizzare la mappa delle attività di 10 geni, dunque per 20.000 geni sarebbero occorsi teoricamente 10.000 anni di lavoro di un solo ricercatore o 1000 anni di un gruppo di dieci. Uno dei meriti della fondazione di Paul Allen è stato l’acquisto e l’impiego di nuovi strumenti tecnologici in grado di eseguire automaticamente compiti umani funzionando ininterrottamente giorno e notte: l’uso appropriato secondo il progetto di tutte le migliori apparecchiature ha fornito un supporto prezioso per la riduzione dei tempi. Per visualizzare l’espressione genica sono state realizzate sezioni sottili di tessuto cerebrale, fissate su vetrini e poste in immersione in soluzioni contenenti molecole in grado di legarsi specificamente all’mRNA di ogni singolo gene. Poi è stata avviata la reazione chimica in grado di colorare i complessi molecolari in modo da marcarne la localizzazione all’interno della sezione di tessuto, così da consentire di riconoscere le cellule esprimenti ciascun gene. Sono poi stati impiegati microscopi robotici per fotografare un milione di queste sezioni, ritenute sufficienti per verificare in dettaglio i territori di espressione dei 20.000 geni, ciascuno in media esplorato mediante 500 vetrini.

Dopo aver trasferito tutte le immagini in un opportuno database del computer di servizio, è stato realizzata, grazie ad un ottimo software, la ricostruzione digitale in 3-D di tutto il cervello di topo con i patterns morfologici dell’espressione dei 20.000 geni, ed è stata posta online a disposizione di tutti i ricercatori.

L’intero lavoro ha richiesto solo tre anni.

Dal 2006, la quantità ma soprattutto la qualità dei dati che è stato possibile ottenere grazie a questo speciale atlante, è stata veramente notevole ed ha costituito un incoraggiamento durante gli oltre due anni di studi e pianificazioni che hanno preceduto l’avvio, nel marzo del 2009, del progetto relativo all’encefalo dell’uomo.

Era tutto pronto, ma rimaneva un grosso ostacolo da superare: si aveva bisogno di un cervello umano che fosse intero ed integro, privo di qualsiasi danno anche di livello subclinico e congelato rapidamente entro le 24 ore dal decesso per evitare il degradarsi degli mRNA, cruciali per lo studio dell’espressione genica. E’ noto che è difficile il contemporaneo verificarsi di tali condizioni, perché se vi sono i requisiti di integrità e il consenso all’espianto, giustamente si dà la precedenza agli altri organi da asportare per il trapianto che, in genere, salva vite umane o ne prolunga la durata migliorandone le condizioni. Per questo motivo, si dovette attendere il luglio del 2009 per il primo dei cervelli necessari all’impresa.

Allan Jones, Caroline Overly e colleghi dell’Allen Institute for Brain Science hanno realizzato, prima di sacrificare l’organo per le sezioni istologiche, una speciale serie di scansioni mediante risonanza magnetica nucleare (MRI), per creare su quella base una ricostruzione tridimensionale del cervello, completa in ogni dettaglio e ad alta fedeltà di risoluzione. I dati genetici ottenuti mediante microarray e quelli sull’architettura cellulare provenienti dai preparati istologici, sono stati mappati nella ricostruzione MRI del cervello in un tempo straordinariamente breve.

La scorsa primavera si è avuta la prima presentazione alla comunità scientifica internazionale di un set di dati pressoché completo, proveniente da questo primo cervello: circa 50 milioni di misurazioni dell’espressione genica.  

 

 

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

 

Jones A. R., Overly C. C., and Sunkin S. M. The Allen Brain Atlas: 5 Years and Beyond. Nature Reviews Neuroscience 10 (11), 821-828, 2009.

 

Lein S., et al. Genome-Wide Atlas of Gene Expression in the Adult Mouse Brain. Nature 445, 168-176, 2007.

Koester S. E. & Insel T. R. Mouse Maps of Gene Expression in the Brain. Genome Biology 8 (5), 212, 2007.

 

*****

 

Il testo qui presentato è il riassunto di una relazione tenuta dalla stessa autrice, lo scorso venerdì 12 novembre ad un incontro con i soci di BM&L-Italia sul fondamento neurogenetico della fisiologia cerebrale. Il testo nella sua versione integrale è stato esteso in collaborazione con il presidente Perrella.

 

                                                                                                                        Diane Richmond

BM&L-13 novembre 2010

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

_____________________________________________________________________________________________________________________

 

La Società Nazionale di Neuroscienze BM&L-Italia, affiliata alla International Society of Neuroscience, è registrata presso l’Agenzia delle Entrate di Firenze, Ufficio Firenze 1, in data 16 gennaio 2003 con codice fiscale 94098840484, come organizzazione scientifica e culturale non-profit.