Rappresentazione del linguaggio udito nel giro temporale superiore

 

 

LORENZO L. BORGIA

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno VIII - 16 ottobre 2010.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). La sezione “note e notizie” presenta settimanalmente note di recensione di lavori neuroscientifici selezionati dallo staff dei recensori fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento rientra negli oggetti di studio dei soci afferenti alla Commissione Scientifica, e notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società Nazionale di Neuroscienze.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

La comprensione del discorso udito richiede l’estrazione, rapida e senza sforzo, di informazioni fonetiche significative da un segnale acustico altamente variabile[1]. Un potente esempio di questo fenomeno è la percezione categoriale del linguaggio[2], in cui un continuum di suoni varianti acusticamente è trasformato in categorie fonemiche percettivamente distinte. Uno studio recente ha accertato che la rappresentazione neurale dei suoni del linguaggio è organizzata per categorie nella parte posteriore della circonvoluzione temporale superiore della corteccia cerebrale umana (Chang E. F., et al. Categorical speech representation in human superior temporal gyrus. Nature Neuroscience [advance online publication doi: 10.1038/nn.2641], 2010).

Il lavoro è stato condotto da Edward F. Chang dell’Helen Wills Neuroscience Institute, University of California, Berkeley, e collaboratori, in parte afferenti ai Dipartimenti di Neurologia, Linguistica e Psicologia della stessa Università, in parte afferenti al Dipartimento di Neurochirurgia dell’Università di San Francisco, e uno (Rieger) appartenente all’Università Otto-von-Guericke di Magdeburgo.

Rimandando per l’illustrazione degli esperimenti e il dettaglio delle metodologie impiegate alla lettura dell’articolo originale, di seguito si propongono in estrema sintesi i risultati.

Usando dispositivi intracranici della superficie corticale ad alta densità, i ricercatori hanno rilevato che l’ascolto di stimoli uditivo-verbali sintetizzati, varianti in passi piccoli ed acusticamente uguali, evocava patterns di risposta distinti ed invarianti di popolazioni neuroniche organizzate nella parte posteriore del giro temporale superiore secondo la loro sensibilità ad elementi acustici critici. I confini delle categorie fonetiche sono risultati simili nelle funzioni neurometriche e psicometriche.

Sebbene le risposte ai suoni linguistici del discorso fossero distribuite, si è rilevato che il processo specifico di discriminazione fonetica dipendeva dall’attività di loci corticali spazialmente circoscritti.

I risultati di questo studio forniscono evidenze dirette a favore di una codifica dal livello del suono fino a quello della concezione astratta del significato complessivo di espressioni del linguaggio parlato, organizzata nelle aree corticali preposte alla recezione del discorso secondo una gerarchia di valori crescenti con una definita configurazione topografica.

 

L’autore della nota invita alla lettura degli scritti di argomento connesso che compaiono su questo sito.

 

Lorenzo L. Borgia

BM&L- 16 ottobre 2010

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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[1] La comprensione della parola udita per decenni è stata studiata basandosi quasi esclusivamente sulla valutazione neuropsicologica delle sindromi afasiche implicanti deficit del versante recettivo dell’elaborazione del linguaggio. Si parlava di disturbo uditivo centrale per indicare una condizione dovuta a danno sovratentoriale in pazienti con processi uditivi integri, includente tre sindromi: 1) il difetto di elaborazione di suoni linguistici e non linguistici (sordità corticale), 2) il difetto selettivo di riconoscimento dei suoni verbali (sordità verbale pura o agnosia acustica verbale) e, infine, 3) il difetto specifico nel riconoscimento di suoni verbali significativi (agnosia acustica). Tradizionalmente si distinguevano le turbe semantiche della comprensione da quelle fonologiche (paradigmatico il metodo descritto da Gainotti, 1983). Su questa base di semeiologia diagnostica si cercava poi di mettere in relazione i sintomi presentati dai pazienti con la topografia corticale delle lesioni. A lungo, non disponendo di metodiche di neuroimaging avanzate, la sede anatomica dei disturbi di recezione è stata indicata genericamente con l’espressione “aree posteriori del linguaggio”, intendendo un territorio inclusivo dell’area recettiva descritta da Carl Wernicke. Attualmente, si ritiene che la base corticale per la comprensione della parola udita sia più estesa, e numerosi lavori hanno mostrato una partecipazione della corteccia premotoria; in particolare, Osnes B., Hugdahl K. & Specht K., dell’Università di Bergen (Norvegia), in un lavoro di prossima pubblicazione su Neuroimage (Epub ahead of print, 4 October 2010), mediante l’analisi della connettività efficace hanno dimostrato la partecipazione della corteccia premotoria all’attività cerebrale associata alla percezione della parola ed hanno desunto dall’analisi dei risultati che l’intervento di quest’area non è indispensabile, ma sembra facilitare la distinzione dei suoni verbali da quelli non verbali.

[2] Per percezione categoriale o categoricale del linguaggio si intende l’insieme dei processi che consente la differenziazione percettiva nell’ascolto. I suoni articolati in parole e frasi che costituiscono la comunicazione verbale orale sono percepiti attraverso il filtro di categorie; ciò vuol dire che, ad esempio, si rilevano differenze maggiori fra i suoni dei singoli fonemi appartenenti a categorie differenti che fra quelli appartenenti alla stessa categoria. Nella realtà percettiva le categorie non sono costituite da un insieme di elementi equivalenti e linearmente distribuiti, ma presentano una sorta di centro costituito da memorie di elementi con una completa espressione dei caratteri distintivi (prototipi) e una periferia di elementi simili ma meno caratterizzati. I prototipi sembrano fungere da attrattori per i suoni prossimi e assimilabili.