Modelli animali dei maggiori disturbi psichiatrici

 

 

GIOVANNI ROSSI

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno VIII - 2 ottobre 2010.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). La sezione “note e notizie” presenta settimanalmente note di recensione di lavori neuroscientifici selezionati dallo staff dei recensori fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento rientra negli oggetti di studio dei soci afferenti alla Commissione Scientifica, e notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società Nazionale di Neuroscienze.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Fra i critici più severi della sperimentazione animale finalizzata al progresso delle conoscenze in psicopatologia vi sono indubbiamente molti psichiatri italiani, la cui formazione scientifica, integrata da uno studio approfondito della mente secondo la metodologia delle scienze umane, li rende particolarmente severi nel giudizio di modelli sperimentali privi delle caratteristiche distintive del funzionamento psichico della nostra specie. Le critiche, spesso fondate ed utili soprattutto per combattere le banalizzazioni deterministiche e le ipersemplificazioni schematiche che sono servite spesso a generalizzare l’impiego di farmaci attivi su un sostrato neurale molto distante dalla complessa fisiopatologia mentale produttrice dei sintomi, non devono far dimenticare che negli anni recenti sono stati compiuti notevoli progressi nella concezione dei modelli animali dei disturbi neurologici e psichiatrici, e che la nuova sperimentazione ha ottenuto risultati rilevanti sulla base di prospettive che integrano elementi culturali della distanza non solo biologica fra noi e i roditori di laboratorio che costituiscono oltre il 90% degli animali impiegati.

Eric J. Nestler del Fishberg Department of Neuroscience, Mount Sinai School of Medicine, New York, e Steven E. Hyman dell’Office of the Provost, Harvard University, Cambridge, Massachusetts (USA), hanno pubblicato un’accurata rassegna degli studi sui modelli animali delle malattie mentali umane (Nestler E. J. & Hyman S. E. Animal models of neuropsychiatric disorders. Nature Neuroscience 13, 1161-1169, 2010).

Creare modelli nelle specie animali da esperimento dei disturbi neuropsichiatrici umani è un’impresa estremamente difficile, per la natura soggettiva di molti sintomi, per la mancanza di biomarkers ed esami diagnostici obiettivi che consentirebbero definizioni e distinzioni di certezza fra quadri fisiopatologici, e per le conoscenze ancora iniziali e disorganiche della genetica e della neurobiologia dei disturbi così come sono attualmente intesi nella nosografia e nella pratica clinica. Nonostante queste difficoltà, lo sforzo per il miglioramento dei modelli animali sta producendo piccoli ma non trascurabili progressi nella comprensione della patofisiologia e nella definizione di basi razionali per lo sviluppo di trattamenti. Nestler e Hyman nella loro rassegna propongono lo stato dell’arte in questo campo con una speciale attenzione per i modelli della schizofrenia, della depressione e del disturbo bipolare.

I progressi che sono stati compiuti, soprattutto nella realizzazione dei modelli per le grandi sindromi, non sono noti a tutti i ricercatori e, dunque, sarebbe necessaria una diffusione didattica mirata per eliminare gli errori del passato ed introdurre estensivamente i miglioramenti oggettivi e concettuali rappresentati dai nuovi modelli.

 

Giovanni Rossi

BM&L- 2 ottobre 2010

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

 

 

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