Cellule di Purkinje derivate da staminali embrionali e inserite nel cervelletto

 

 

DIANE RICHMOND

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno VIII - 25 settembre 2010.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). La sezione “note e notizie” presenta settimanalmente note di recensione di lavori neuroscientifici selezionati dallo staff dei recensori fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento rientra negli oggetti di studio dei soci afferenti alla Commissione Scientifica, e notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società Nazionale di Neuroscienze.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

I neuroni di Purkinje hanno un’importanza cruciale nell’organizzazione funzionale della corteccia del cervelletto e costituiscono l’unico output che convoglia all’esterno l’esito di tutte le complesse operazioni compiute nella struttura corticale dove, integrandosi con le altre   informazioni dei sistemi cerebellari, fornisce ai grandi circuiti neoencefalici il contributo di regolazione necessario al corretto svolgimento di funzioni posturali, di coordinazione motoria, di articolazione verbale e di regolazione di numerosi sistemi che fino ad un recente passato si riteneva non fossero influenzati dall’attività del cervelletto[1]. Il notevole interesse dei clinici alla ricerca su queste cellule deriva soprattutto dal fatto che in molte condizioni patologiche la perdita di neuroni di Purkinje causa gravi forme di atassia.

Un gruppo di ricercatori giapponesi guidato da Keiki Muguruma nel laboratorio di Yoshiki Sasai, principalmente afferenti all’Organogenesis and Neurogenesis Group, RIKEN Center for Developmental Biology, Kobe (Giappone) e al Laboratory of Functional Biology Graduate School of Biostudies, Kyoto University (Giappone), ha ottenuto neuroni di Purkinje da cellule staminali embrionali (ES) di topo, impiegando un sistema inteso a simulare l’ontogenesi naturale, e le ha impiantate nel cervelletto fetale ottenendo una buona integrazione morfo-funzionale (Muguruma K., et al. Ontogeny-recapitulating generation and tissue integration of ES cell-derived Purkinje cells. Nature Neuroscience [Advance Online Publication doi:10.1038/nn.2638], 2010).

Prima di descrivere in sintesi il lavoro dei ricercatori giapponesi, si propone un’illustrazione delle principali caratteristiche citologiche dei neuroni oggetto della ricerca.

Le cellule di Purkinje sono i neuroni del cervelletto con la più spiccata caratterizzazione morfologica e il maggior rilievo funzionale; la costanza della loro conformazione, conservata nel corso dell’evoluzione in pressoché tutte le specie studiate, le ha indicate ai ricercatori come chiave di volta per la comprensione della fisiologia cellulare dei sistemi cerebellari. Di forma allungata, con l’asse maggiore diretto dall’alto verso il basso, il loro corpo cellulare misura in media 30-35 μm nel massimo diametro trasversale e 50-70 in quello longitudinale. L’osservazione microscopica del soma rivela una carattere ultrastrutturale distintivo: la presenza di cisterne, spesso associate a mitocondri, disposte subito sotto la superficie della membrana plasmatica del pirenoforo e dei dendriti e talvolta introdotte nel lume delle spine dendritiche. Tali cisterne subplasmalemmali costituiscono dei depositi intracellulari di Ca2+ importanti per i sistemi molecolari del secondo messaggero.

Uno o due grandi tronchi dendritici primari si dipartono dal polo esterno del neurone di Purkinje dando origine ad un’abbondante arborizzazione estesa lateralmente ma compresa nello spessore di una piatta lamina di tessuto, costituendo la tipica configurazione “a spalliera”. I dendriti prossimali di primo e secondo ordine hanno superficie liscia con corte spine arrotondate in sinapsi con le fibre rampicanti, invece i dendriti distali, densamente percorsi da spine, ricevono terminali delle fibre parallele. Altri rami afferenti inibitori giungono alla base dei dendriti dalle cellule stellate, dalle cellule a canestro e dai collaterali ricorrenti del cilindrasse stesso.

L’assone si diparte dal polo interno e riceve sinapsi asso-assoniche dalle cellule a canestro, poi cresce di calibro, si riveste di mielina[2] e, dopo aver dato origine a numerosi rami collaterali, si dirige verso i neuroni nucleari cerebellari e vestibolari costituendo un plesso sinaptico telodendriale[3].  

I ricercatori hanno accertato che è possibile indurre la una considerevole produzione di cellule di Purkinje da ES di topo riproducendo i micro-ambienti di segnalazione auto-induttiva dell’organizzatore istmico. Il marcatore della superficie cellulare Neph3 ha consentito di ottenere una selezione di cellule progenitrici di neuroni di Purkinje, che generavano elementi cellulari con le principali caratteristiche morfologiche distintive delle forme mature, fra cui le estese arborizzazioni dendritiche conformate secondo le caratteristiche che abbiamo più sopra ricordato, e markers fra cui la subunità GluRδ2 dei recettori del glutammato, tipica di queste cellule del cervelletto. Oltre ad altri tratti di somiglianza morfologica con le cellule mature di Purkinje, i ricercatori giapponesi hanno rilevato un importante elemento di identità funzionale: la genesi dei caratteristici potenziali d’azione spontanei e ripetuti con i conseguenti potenziali post-sinaptici originati esclusivamente mediante recettori del glutammato non-NMDA.

Muguruma e i suoi colleghi hanno poi trapiantato, nel cervelletto fetale murino, i precursori selezionati mediante fluorescence activated cell sorting. L’osservazione microscopica ha rivelato la perfetta integrazione dei neuroni trapiantati nello strato delle cellule di Purkinje della corteccia del cervelletto. Le cellule sviluppate artificialmente, oltre a mostrare integrazione ortotopica, presentavano assoni originati dal polo interno e fisiologicamente diretti ai nuclei cerebellari profondi, ed alberi dendritici riceventi le fibre rampicanti e le fibre parallele secondo il normale schema di organizzazione strutturale.

I risultati di questa sperimentazione sono veramente rilevanti per la prosecuzione degli studi sulle cellule di Purkinje e sulla possibilità di mettere a punto terapie efficaci per i sintomi derivanti dalla loro perdita.

 

L’autrice della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura degli scritti di argomento connesso che compaiono su questo sito.

 

Diane Richmond

BM&L-25 settembre 2010

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

 

 

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[1] Per le funzioni non convenzionali del cervelletto, oltre all’intervista al Presidente della Società Nazionale di Neuroscienze (percorso: home page – rubriche – interviste), si veda G. Perrella, Nuove acquisizioni sulla fisiologia del Cervelletto. BM&L-Italia, Firenze 2003.

[2] Ricordiamo che il termine “cilindrasse”, per indicare gli assoni rivestiti di guaina oligodendrocitica, fu introdotto proprio da Purkinje.

[3] Per ulteriori dettagli sulle cellule del Purkinje e sull’organizzazione della corteccia cerebellare si veda in G. Perrella, Appunti sul Cervelletto. BM&L-Italia, Firenze 2005.