Analgesia mediante anandamide

 

 

LUDOVICA R. POGGI

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno VIII - 25 settembre 2010.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). La sezione “note e notizie” presenta settimanalmente note di recensione di lavori neuroscientifici selezionati dallo staff dei recensori fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento rientra negli oggetti di studio dei soci afferenti alla Commissione Scientifica, e notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società Nazionale di Neuroscienze.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

E’ noto che i recettori periferici degli endocannabinoidi esercitano un potente controllo inibitorio sull’avvio dell’elaborazione degli stimoli nocicettivi che porta alla percezione del dolore, ma fino ad oggi è rimasto ignoto il segnale che in condizioni normali è in grado di attivare un tale meccanismo intrinseco di analgesia. Il problema è stato affrontato, verificando gli effetti dell’inibizione dell’enzima che degrada l’endocannabinoide anandamide, da un team guidato da Jason R. Clapper e Daniele Piomelli del Department of Pharmacology, University of California at Irvine, e costituito da numerosi ricercatori afferenti a varie istituti italiani ed esteri, fra cui il Dipartimento di Farmacologia Sperimentale dell’Università di Napoli Federico II, il Dipartimento Farmaceutico dell’Università di Parma, Il Dipartimento di Scienze della Salute e Farmaceutiche dell’Università di Urbino “Carlo Bo” e il Program in Neuroscience, University of Georgia at Athens (Clapper J. R., et al. Anandamide suppresses pain initiation through a peripheral endocannabinoid mechanism.  Nature Neuroscience [Advance Online Publication doi:10.1038/nn.2632], 2010).

La percezione del dolore può essere efficacemente modulata e controllata dai sistemi neurotrasmettitoriali del sistema nervoso centrale (SNC), come ci dimostra il più studiato di tali meccanismi, ossia quello operante in corrispondenza del corno dorsale del midollo spinale[1], dove gli impulsi veicolati dalle fibre nocicettive sono elaborati e sottoposti al vaglio di un sistema omeostatico che ne decide la trasmissione al cervello. Accanto al controllo centrale, esistono meccanismi periferici che consentono la regolazione intrinseca della trasmissione degli impulsi dolorosi agendo sui terminali posti alla periferia delle fibre afferenti che raccolgono la stimolazione algica conducendola al SNC. Forse il migliore esempio di questa inibizione periferica fisiologica è quello dato dal blocco immunitario del dolore mediato dal sistema oppioide: durante l’infiammazione le cellule immunitarie attivate rilasciano molecole oppioidi che interagiscono con i loro recettori posti sulle terminazioni nocicettive periferiche.

Si è ipotizzato che il sistema endocannabinoide[2] possa svolgere una funzione analoga, in quanto l’attivazione farmacologica dei recettori CB1 e CB2 periferici inibisce lo sviluppo di comportamenti riconducibili al dolore, mentre l’abolizione genetica dell’espressione di CB1 fortemente accentua tali comportamenti. Inoltre, vi sono evidenze che condizioni cliniche associate con dolore neuropatico o infiammatorio si accompagnano all’elevazione periferica dell’endocannabinoide anandamide[3].

Per accertare i meccanismi molecolari di questa analgesia periferica, i ricercatori hanno sviluppato un potente inibitore, incapace di attraversare la barriera emato-encefalica, dell’enzima che degrada l’anandamide, FAAH (da fatty acid amide hydrolase). La molecola, indicata come URB937, avendo un’azione ristretta alla periferia si è rivelata il mezzo più adatto per saggiare il ruolo del sistema endocannabinoide periferico nel controllo delle fasi iniziali del pain processing.

La soppressione dell’attività della FAAH da parte di URB937 accresceva notevolmente i livelli di anandamide fuori del SNC e, a dispetto dell’impossibilità di attraversare la barriera emato-encefalica, determinava alcuni drammatici effetti analgesici su modelli sperimentali: nei roditori con forme artificialmente prodotte di danno dei nervi periferici e infiammazione, riduceva drasticamente le risposte comportamentali indicative di dolore persistente e preveniva l’attivazione neuronica evocata da stimolo nelle regioni del midollo spinale implicate nell’elaborazione degli stimoli nocicettivi.

I ricercatori hanno verificato la mediazione recettoriale di questi effetti bloccando il recettore CB1: in mancanza del ruolo del recettore erano aboliti gli effetti comportamentali ed elettrofisiologici indotti dalla mancata degradazione dell’anandamide ad opera di URB937.

Tali risultati suggeriscono che il legame periferico CB1-anandamide controlla l’accesso dei segnali dolorifici al SNC.

Ulteriori studi saranno necessari per confermare questi dati e valutare gli eventuali effetti indesiderati o tossici derivanti dal blocco funzionale dell’enzima che degrada il principale endocannabinoide, ma intanto l’esistenza di un tale meccanismo di filtro dell’afferenza nocicettiva al centro, giustifica la sperimentazione animale di inibitori di FAAH analoghi ad URB937 come possibili nuovi farmaci antidolorifici.

 

L’autrice della nota invita alla lettura degli scritti di argomento connesso che compaiono su questo sito.

 

Ludovica R. Poggi 

BM&L-25 settembre 2010

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

 

 

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[1] Il meccanismo alla base della gate-control theory è efficacemente sintetizzato nell’articolo “Dolore cronico e danno neurodegenerativo” pubblicato nella sezione “IN CORSO” del sito.

[2] Per gli endocannabinoidi e i recettori CB1 e CB2, si veda nella sezione “AGGIORNAMENTI” del sito: “BM&L sulla cannabis – cannabinoidi e abuso di cannabis” (scheda introduttiva). Per meccanismi di più recente acquisizione: Note e Notizie 31-03-07 Una modulazione presinaptica insolita; Note e Notizie 08-07-06 Gli endocannabinoidi prodotti nelle spine regolano la plasticità sinaptica. Per altre recensioni di lavori sperimentali sul ruolo degli endocannabinoidi nella protezione dallo stress, nello sviluppo degli assoni, nella protezione del cervello dall’infiammazione, nella modulazione presinaptica, ecc., si consiglia di entrare nella pagina “CERCA” del sito e cercare con Google impiegando parole-chiave quali endocannabinoidi, anandamide, cannabis.

[3] Ad esempio nella sindrome regionale dolorosa complessa e nei dolori artritici. Anche l’altro endocannabinoide maggiore, cioè il 2-arachidonil-glicerolo è stato implicato al livello periferico nella regolazione dei meccanismi del dolore.